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Il teatro di Neapolis

Una meraviglia sotterranea da riscoprire

La Campania è ricca di teatri e anfiteatri antichi, risalenti principalmente all’epoca romana. Molti sono stati recuperati nel corso degli ultimi secoli grazie ad operazioni di scavo specifiche. Tra queste, sicuramente una delle più sorprendenti operazioni è stata quella che ha riguardato la scoperta del Teatro di Neapolis.

 

 

L’edificio ludico è citato da alcuni autori antichi: Svetonio ci riferisce delle rappresentazioni dell’Imperatore Claudio; Seneca ce ne parla all’interno delle sue Epistulae morales ad Luciulium; Tacito, nei suoi Annales, e Svetonio, nel suo De vita Caesarum, ci raccontano di Nerone e delle sue esibizioni canore.

Il teatro di Neapolis, tuttavia, è stato portato alla luce solo alla metà dell’800 grazie allo scavo di una fognatura. Il primo scavo archeologico risale, poi, alla fine dello stesso secolo, mentre il primo piano di recupero avvenne nel 1939.
Tuttavia, solo a partire dalla fine degli anni ‘90 il teatro è stato in parte disvelato, grazie a dei lavori promossi dal Comune e dalla Soprintendenza continuati fino al primo decennio del 2000. Si tratta di un progetto di scavo e valorizzazione del settore occidentale del teatro che ha lo scopo di svelare anche le trasformazioni intervenute nel tessuto urbano fino all’età moderna.

Il teatro si trova nel cuore di Napoli, nella zona compresa tra via Anticaglia, via San Paolo, vico Giganti e vico Cinquesanti.

Esso risale al I secolo e fu, probabilmente, costruito sui resti di un preesistente edificio greco risalente al IV secolo a.C. e posizionato accanto all’Odeon, più piccolo e coperto.
Fu ristrutturato tra il I e il II secolo, periodo a cui risale la maggior parte delle vestigia, e fu abbandonato in seguito ad un’alluvione tra il V e il VI secolo. Nei secoli successivi fu adoperato come necropoli, poi discarica e, infine, è stato ricoperto da vari edifici che, ancora oggi, ne impediscono il recupero completo.

Nonostante la rifunzionalizzazione  della struttura, tale caratteristica ne ha  permesso la riscoperta e la parziale conservazione. Di recente la porzione ipogea  era stata riutilizzata dal proprietario di un basso come cantina. L’accesso agli ambienti sotterranei era stato ricavato tramite una botola situata sotto il letto. Un marchingegno davvero particolare azionava un meccanismo che permetteva la scomparsa del letto che scorreva lungo dei binari, in una nicchia nel muro. La scoperta di frammenti murari in opus latericium portò all’esproprio del basso e alla nuova destinazione d’uso, consentendo agli studiosi e ai visitatori di poter ammirare una parte del teatro.

Il teatro, dalla tipica forma semicircolare, fu realizzato con la tecnica dell’opus mixtum, associata a quella del reticolatum e del latericium. Questo espediente architettonico consente una maggiore resistenza ai terremoti. Per dimensioni, inoltre, si avvicina ai teatri medio-grandi della Campania, capaci di ospitare fino a 5000 spettatori.

Esso presentava tre ingressi, due laterali per gli attori (a ovest e ad est) ed uno a nord per il pubblico. Oggi del teatro si riconoscono i due ambulacri, le scale di accesso alla media e summa cavea, i vomitoria ed una piccola sezione della cavea scoperta. Si conservano, inoltre, i pavimenti dell’ambulacro interno, gli intonaci, i rivestimenti marmorei delle gradinate della cavea, alcuni graffiti e iscrizioni.
All’esterno, invece, in via Anticaglia, è possibile notare due massicce arcate che in epoca romana erano delle sostruzioni, cioè delle strutture di rinforzo all’interno del teatro che, oggi, appaiono inglobate negli edifici esistenti.

Dopo i lavori di scavo e di messa in sicurezza, la Soprintendenza Archeologica e il Comune di Napoli hanno autorizzato la visita, dando la possibilità a numerosi visitatori di fruire della vasta sezione del monumento oggi riportato alla luce. Delle visite al Percorso Ufficiale della Napoli Sotterranea e al Teatro Greco se ne occupa l’Associazione Napoli Sotterranea, che consente ai visitatori di poter ammirare le bellezze del sottosuolo tutti i giorni, dalle 10.00 alle 18.00.

Maria Anna Ambrosino

Laureata in Storia e Critica d'arte presso l'Università degli Studi di Salerno. Borsista presso ISISLab all'Università degli Studi di Salerno. Social Media Manager e gestore delle attività del Progetto Hetor. Open Data specialist.

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