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Top 3 – I Parchi di interesse storico artistico in Campania

L’Italia è un immenso museo all’aperto. Il suo enorme patrimonio culturale conta più di 3400 musei, circa 2000 aree e parchi archeologici e 53 siti Unesco.

Si occupa della loro tutela il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, noto con l’acronimo MIBACT. Questo ministero, infatti, è preposto proprio alla tutela e conservazione della cultura, dello spettacolo, del patrimonio artistico e culturale e del paesaggio, e alle politiche inerenti al turismo.

Sono circa 6400 i siti che sono gestiti dal MIBACT. Si tratta di luoghi della cultura, sia pubblici che privati, che comprendono aree e parchi archeologici, monumenti, archivi, biblioteche, teatri, i complessi monumentali e le altre strutture espositive permanenti destinate alla pubblica fruizione.

Di questi siti, 355 sono in Campania: 232 musei, 31 monumenti, 20 aree archeologiche, e altri 72 divisi in 10 tipologie.

 

 

In questo excursus ci vogliamo concentrare sui 3 parchi di interesse storico artistico della regione Campania, che spiccano tra gli 11 in tutta Italia.

Parco della Reggia di Caserta

Il Parco della Reggia di Caserta è uno dei parchi più belli d’Europa, protetto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.

Il Parco Reale, progettato da Luigi Vanvitelli (1700-1773) e completato dal figlio Carlo (1739-1821), si ispira ai modelli delle grandi residenze europee del tempo come Versailles o il Palazzo Reale della Granja di San Ildefonso.

L’enorme parco di 120 ettari, che si sviluppa in lunghezza per circa 3 km, è solo una versione ridotta di quello che Luigi Vanvitelli aveva progettato: dopo la sua morte, avvenuta nel 1773, subentrò il figlio Carlo che mostrò al nuovo re Ferdinando IV un nuovo progetto, una versione ridotta del progetto di suo padre. Infatti, le difficoltà economiche e l’esigenza di completare i lavori più rapidamente, costrinsero a ridurre il numero delle fontane nella seconda parte del parco.

Una significativa variazione al progetto iniziale è stata anche la costruzione del giardino voluto dalla regina di Napoli, Maria Carolina, seguendo la moda proveniente dall’Inghilterra, e perciò detto Giardino Inglese.

Tuttavia fu mantenuto invariato l’aspetto generale e, soprattutto, lo spettacolare canale lungo 3,3 km pieno di fontane e piscine terminanti con l’imponente cascata, che evidenzia lo stupefacente effetto cannocchiale creato da Luigi Vanvitelli: un enorme viale completamente dritto che parte da Napoli e termina nella parte superiore della cascata situata nella parte finale del parco della reggia.

Le fontane del parco sono alimentate dall’Acquedotto Carolino, che fu inaugurato nel 1762 da re Ferdinando IV. Quest’opera, che attinge l’acqua a 41 km di distanza, è per la maggior parte costruita in gallerie, che attraversano 6 rilievi, e 3 viadotti.

Il Giardino all’Italiana

Si accede al parco in corrispondenza del centro della facciata posteriore del palazzo, da cui si dipartono due lunghi viali paralleli fra i quali si interpongono una serie di suggestive fontane che, partendo dal limitare settentrionale del giardino all’italiana, collegano a questo il giardino all’inglese:

  • la Fontana Margherita;
  • la Vasca e Fontana dei Delfini;
  • la Vasca e Fontana di Eolo;
  • la Vasca e Fontana di Cerere;
  • Cascatelle e Fontana di Venere e Adone;
  • La fontana di Diana e Atteone, sovrastata dalla Grande Cascata.

Le vasche sono popolate da numerosi pesci, specialmente carpe e carassidi, e vi vegetano piante acquatiche delle specie Myriophyllum spicatum e Potamogeton crispus.

Nell’area del giardino all’italiana, sulla sinistra, si sviluppa il Bosco Vecchio, parte del precedente giardino rinascimentale degli Acquaviva, dove si incontrano la Peschiera e la Castelluccia, luoghi di divertimento e svago per principi e sovrani: la prima era il luogo in cui Ferdinando IV si dilettava con piccole battaglie navali; la seconda, prima che fosse adibita ad abitazione per scampagnate, era il centro delle finte battaglie terrestri.

Il Giardino all’Inglese

L’area del giardino all’inglese, realizzata da John Andrea Graefer, è caratterizzata, invece, dall’apparente disordine “naturale” di piante (molte le essenze rare e, comunque, non autoctone), corsi d’acqua, laghetti, “rovine” secondo la moda nascente derivata dai recenti scavi pompeiani.

Spiccano 3 elementi:

  • il bagno di Venere;
  • il Criptoportico;
  • i ruderi del Tempio dorico.

Il parco è stato utilizzato diverse volte come sfondo per film e serie tv: George Lucas ha girato diverse scene dei primi due episodi di Guerre Stellari; J.J. Abrams vi ha ambientato alcune scene di Mission: Impossibile 3; vi sono state girate alcune scene di Angeli e Demoni.

Il Parco è visitabile tutti i giorni, tranne il martedì, dalle ore 8.30. L’orario di chiusura è variabile, a seconda del periodo dell’anno, dalle 15.30 alle 19.00.

 

 

Parco di Capodimonte

Il parco di Capodimonte, già Real parco di Capodimonte, è un parco cittadino di Napoli, ubicato nella zona di Capodimonte, antistante l’omonima reggia.

Ha un’estensione di 134 ettari, con circa 400 entità vegetali classificabili in 108 famiglie e 274 generi. Grazie al suo clima mite e all’attività di rinomati botanici, infatti, sono state impiantate qui molte specie rare ed esotiche tra le quali canfora e camelie provenienti dall’Asia, magnolie e taxodi delle Americhe ed eucalipti australiani.

Esso nasce come riserva di caccia nel 1734, ad opera di Ferdinando Sanfelice, uno dei più grandi architetti del tardobarocco napoletano, che immagina due sezioni distinte per stile e funzione: il giardino vero e proprio nell’area intorno alla Reggia, con ampie aperture panoramiche sul golfo di Napoli, e il bosco per la caccia, disseminato di statue, grotte e costruzioni destinate a usi diversi, come la chiesa, le manifatture e le aziende agricole.

Sanfelice realizza un parco di grande impatto visivo e prospettico, sia classico, dalla visione illuminista, sia scenografico, rifacendosi all’influsso dell’epoca tardo barocca; ci sono inoltre aree panoramiche con vedute su Posillipo, sulla collina di San Martino ed sul Vesuvio; si provvede inoltre al restauro di tutte le strutture presenti nel parco, adibite ad abitazioni, chiese, fabbriche o aziende agricole.

All’interno del suo perimetro si contano sedici architetture tra residenze, casini, fabbriche artigiane, depositi e chiese, oltre a fontane e statue, dispositivi per la caccia, orti e frutteti ed un cimitero, quello dei Cappuccini dell’Eremo.

Attualmente il Real Bosco si compone di quattro aree principali:

  • Giardino Paesaggistico: si tratta dello spianato che circonda la Reggia, che offre ai visitatori lo straordinario panorama del Belvedere, che si apre sulla città e sul golfo di Napoli. All’interno di questo spazio si ritrovano le alte palme delle Canarie, volute dai Savoia tra il 1878 e il 1900, e la fontana, composta da maestose figure e delfini in marmo bianco, realizzata dallo scultore Antonio Belliazzi.
  • Giardino Anglo-Cinese: si tratta di un giardino creato nel 1840 da Friederich Dehnhardt ad imitazione della natura, ricco di armonie di praterie e boschetti con alberi secolari. All’interno si trovano rari esemplari esotici, come il Canforo, il Cedro del Libano e la Melaleuca (detta “albero della carta”).
  • Giardino Tardo Barocco: un giardino ispirato a quello barocco, dall’impianto architettonico e geometrico. Delineato nel 1735-1736 da Antonio Canevari, l’impianto fu ultimato da Ferdinando Fuga verso il 1760-1770. Dall’emiciclo partono cinque viali, che si irradiano a ventaglio nel bosco.
  • Giardino Paesaggistico Pastorale: risalente al 1835 e creato dai botanici Gussone e Dehnhardt che hanno rimodellato il terreno creando finte colline e praterie, macchie a bosco ed alberature isolate, esotiche o autoctone. Un paesaggio pastorale in cui sopravivvono edifici monumentali come l’antica Fabbrica della Porcellana di Capodimonte (1744-1759) e la chiesa di San Gennaro.

Fortemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale, tra il 1966 ed il 1967 viene restaurato, in occasione dell’inaugurazione del Museo Nazionale di Capodimonte, e aperto come parco pubblico, seguito da nuovi interventi tra il 1990 ed il 2000

L’ingresso al parco è libero: nei mesi di novembre, dicembre e gennaio apre alle 7.45 e chiude alle 17.00; nei mesi di ottobre, febbraio e marzo chiude un’ora dopo; nei mesi di aprile, maggio, giugno luglio, agosto e settembre chiude alle 19.30.

 

Parco e Tomba di Virgilio

Il Parco Vergiliano a Piedigrotta (altrimenti detto Parco della tomba di Virgilio), da non confondere con il parco Virgiliano del quartiere Posillipo, è un parco di Napoli, situato in salita della Grotta, nella zona di Piedigrotta, dietro l’omonima chiesa; esso racchiude una parte delle pendici orientali del promontorio di Posillipo, dal nome greco Pausilypon (“pausa del dolore”) dato alla splendida villa romana che sorgeva sulla collina per indicare la pace e la quiete ivi esistenti.

A differenza dell’altro giardino, il Parco Vergiliano di Piedigrotta non viene utilizzato per fare picnic e correre all’aria aperta, ma è un luogo di grande cultura in cui ammirare le tombe di alcuni dei più grandi artisti di sempre, tra cui sicuramente spicca quella di Virgilio.

Il poeta, infatti, ha vissuto a lungo a Napoli e addirittura nel Medioevo si era diffusa la credenza che fosse tra i patroni della città, che gli attribuiva poteri magici e la leggenda dell’uovo che dà il nome a Castel dell’Ovo.

La sua tomba si trova in una posizione sopraelevata, chiamata colombario per le nicchie scavate al suo interno. Sul mausoleo compare il famoso epitaffio con l’iscrizione

“Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope; cecini pascua, rura, duces”

(Mantova mi generò, la Calabria mi rapì, e ora mi tiene Napoli; cantai i pascoli, i campi, i condottieri).

Altra tomba di rilievo, ospitata nel parco dal 1939, è quella di Giacomo Leopardi, morto a Napoli e sepolto inizialmente nella chiesa di San Vitale Martire a Fuorigrotta, oggi scomparsa. A dimostrare la veridicità della tomba, vi si può notare una incisione su pietra con il nome del poeta, firmata da Vittorio Emanuele III.

Nelle sue vicinanze si può, poi, ammirare sia il primo monumento sepolcrale posto nella chiesa, sia la lapide che reca la sanzione da parte di Umberto I della legge, approvata nel 1897, per cui la tomba del poeta era dichiarata monumento nazionale.

Continuando il percorso all’interno del parco, più avanti, sulla destra, si incontra la Crypta Neapolitana, detta anche Grotta di Pozzuoli o di Posillipo: una imponente galleria di epoca romana che collega Mergellina a Fuorigrotta e che, secondo la leggenda, fu costruita dallo stesso Virgilio. In realtà la galleria fu costruita in età augustea da Lucius Cocceius Aucto, architetto di Agrippa ed ammiraglio di Ottaviano.

La crypta è del tipo a colombario con tamburo cilindrico su un basamento quadrangolare, in cui è ricavata la cella funeraria a pianta quadrata con volta a botte, illuminata da feritoie e dotata di dieci nicchie per ospitare le urne cinerarie. Risulta scavata interamente nel tufo, per una lunghezza di 70 metri, una larghezza di 4,50 metri ed una altezza di 5 metri, rischiarata e ventilata da due pozzi di luce obliqui, e da un sistema di illuminazione costituito da lanterne sorrette da funi tese tra pali.

In seguito alle opere di allargamento ed abbassamento del piano stradale, nonché di pavimentazione stradale, la grotta ha perso buona parte della sua antica fisionomia ma, ancora oggi, si possono vedere due nicchie affrescate.

Oggi, ne è visitabile solo un tratto, mentre il resto è in fase di restauro.
L’accesso al Parco Vergiliano è sempre gratuito, con orari che variano a seconda dei mesi: nei mesi invernali è aperto dalle 10.00 alle 14.50; nei mesi estivi dalle 9.00 alle 19.00.

Insomma, 3 luoghi ricchi di storia, cultura e arte. Non vi resta che visitarli!