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Palazzi Storici del Comune di Fisciano

Parte 1

Un territorio antico.

Fisciano sorge a 300 m s.l.m. 14 km a nord di Salerno. Il Territorio del Comune è di circa 3.152 ettari, ed è situato in parte sul versante sud-occidentale del Pizzo San Michele (1.567 m s.l.m.), in parte sul rilievo del monte Monna e, più in basso, nella Valle alluvionale del Solofrana. La geologia del territorio è composta da rocce calcaree dolomitiche che costituiscono il substrato alluvionale (ghiaia e tufo grigio) e vulcanico (lapilli, pozzolane, pomici) che nei secoli hanno alimentato il fondo valle. Dal punto di vista idrologico risulta rilevante la circolazione idrica sotterranea. L’altitudine, minima e massima, tra piccole valli, boschi, faggeti, uliveti e castagneti, è compresa tra i 140 e i 1.200 m.

I primi abitanti della zona secondo Virgilio furono i Sarrastri, fondatori di Sarno ma più probabilmente il centro abitato fu fondato dagli Osci che insieme agli Etruschi, a cavallo tra il VI e il V secolo a.C., vi avevano costituito numerosi insediamenti, e facevano concorrenza alla potenza navale di Cuma e alla ricca colonia greca di Poseidon (Paestum).

I Romani penetrarono nelle valli del Sarno e dell’Irno, provenendo da Pompei e si stabilirono nella vallata dell’Irno intorno all’88 a.C., dopo che Silla prevalse su Mario e decise di elargire terre ai veterani. Le terre del territorio di Fisciano vennero così divise in Centurie ed affidate alla cura delle famiglie romane, come testimoniano i resti di un’antica Villa romana, venuta alla luce nel 1981 in località Macchione.

In seguito alla caduta dell’Impero Romano, nuovi dominatori arrivarono nell’area; nel 640, il Duca longobardo Arechi I tenta invano di occupare Napoli e concentra tutte le forze nella valle dell’Irno. È in questo periodo che i Longobardi, si stabiliscono nella zona costituendo la Longobardia Minor. Successivamente i Normanni (nel 1066 circa), con Turgisio, venuto al seguito di Roberto il Guiscardo, si annettono il territorio di Fisciano. Turgisio stabilisce la sede della sua signoria nel vecchio Gastaldato longobardo di Rota, ove fonda la potente dinastia dei Sanseverino, alla cui vicende resta legata anche Fisciano, fino alla caduta della famiglia, avvenuta nel 1553.

Nel 500 Fisciano, inserita ormai saldamente nello Stato dei Sanseverino, vive la sua stagione più feconda. Il territorio si riempie di ville patrizie e laboratori artigianali di chiara fama in tutto il Regno di Napoli, all’epoca sotto la dominazione Aragonese. Dopo la caduta dei Sanseverino e la morte ad Avignone del principe di Salerno Ferrante, l’Imperatore Carlo V concede il territorio al Capitano Ferrante Gonzaga e ai suoi figli. Nel 1583, il Gonzaga vende a sua volta lo Stato di Sanseverino ai Duchi Carafa di Nocera, che passa di mano a Francesco Maria Carafa, il quale, nel 1596, lo consegna a Diana Caracciolo, marchesa di Monteforte.

Durante il decennio francese (1806-1815), con la soppressione della feudalità e la riorganizzazione amministrativa del Regno di Napoli, Fisciano diviene Comune autonomo (nel 1810).
Il neo Comune si estende su un vasto territorio, comprendente 11 frazioni, boschi, amene campagne, faggeti e castagneti, riunitosi in seguito allo smembramento del Principato dei Sanseverino, decretato con la legge di Gioacchino Murat del 1806.

Tra le più rinomate attività attestate, troviamo la Reale Manifattura dei Piastrinari dei Borboni, nello storico Palazzo Barra a Lancusi, rinomata nel 1800 per la lavorazione di armi e coltelli; si deve a Giovanni Venditti, presso la Reale Manifattura, l’invenzione della prima pistola automatica, oggi conservata nel Museo della criminologia ed armi antiche (Museo della Pusterla di sant’Ambrogio), a Milano. Allo stesso tempo, estremamente fiorente in tutto il territorio comunale, è la lavorazione del rame artistico, del ferro (con la produzione di serrature, chiavistelli, bilance di precisione, cancelli, letti, maniglie), del legno e della ceramica, nonché la produzione della pasta secca (con 5 pastifici attivi fino agli anni 20 del XX Sec.).

 

 

Un primo censimento dei Palazzi Storici.

Numerose, come accennato, sono le costruzioni di pregio sorte sul territorio comunale nei secoli.

Tra i monumenti degni di menzione sono il Palazzo De Falco, il Monastero delle Carmelitane di S. Giuseppe (1600), che conserva uno splendido pavimento di maiolica, la Congrega del SS. Rosario a cui si accede attraverso una sontuosa scala a due rampe, la chiesa di San Pietro Apostolo (1309), le antiche botteghe dei ramai di Via Pendino.

Il lavoro di ricognizione affrontato per il progetto SPOD si è incentrato sul recupero di dati e informazioni sui centri antichi del Comune di Fisciano e in particolare sulla costruzione dei Palazzi Storici.

Il metodo di lavoro e osservazione delle strutture ha riguardato soprattutto un tipo di raccolta dati di natura quantitativa, rientrante in uno schema di campi ben definito con lo scopo primario di effettuare velocemente lo spoglio e la compilazione della tabella.

Il gruppo di lavoro si è soffermato su alcune particolari notizie: nome del palazzo, indirizzo, frazione, comune, provincia, codice ISTAT, tipologia, descrizione, anno di costruzione, secolo di pertinenza, coordinate geografiche, fruibilità, vincolo, proprietà, fonte, destinazione d’uso.

Sono stati censiti 23 palazzi.

 

 

Ecco un primo excursus tra i palazzi storici del luogo, divisi per località.

A Penta: Palazzo Nicodemi che prende il nome dal professore Nicodemo Cherubino, illustre matematico della zona. È un esempio di palazzo gentilizio a corte chiusa con due livelli fuori terra (piano terra e primo piano) in muratura portante. Attualmente impiegato come residenza della famiglia Nicodemi, nonostante la sua data di costruzione risalga alla fine del 1500.

Palazzo Pacileo le cui origini risalgono agli inizi del XVI secolo, esso era ubicato nel comprensorio dove risedeva la corte di Marina d’Aragona, attualmente situato in via Casa Gaiano, presenta un portale interamente in piperno. Il Palazzo è a corte aperta con due livelli fuori terra e una unità immobiliare.

Un secondo Palazzo Nicodemi risalente al XV secolo, situato in via Rubino Nicodemi. In passato fu un convento. Il portale di accesso al palazzo è interamente in pietra e conserva integro lo stemma della casata. Faceva anch’esso parte del comprensorio dove risiedeva la Corte di Marina D’Aragona Sanseverino.

Palazzo Barracano attualmente in via Casa Gaiano, risalente al 1450, è un esempio di palazzo gentilizio a corte chiusa in muratura portante con due livelli fuori terra. Il loggiato conserva colonne cilindriche poligonali istoriate. Caratteristico il portale interamente realizzato in piperno con un affresco raffigurante una volpe caduta all’interno di un fosso. Ciò alludeva ad un avvertimento per coloro i quali si recavano dal curatore di Marina d’Aragona con l’intenzione di raggirarlo. Anche questo palazzo in origine era parte del comprensorio di residenza di Marina d’Aragona Sanseverino.

Palazzo Celentano, in piazza Vittorio Emanuele che anticamente era sede del forno della famiglia de Falco, Palazzo Ansalone in via San Rocco, Palazzo D’Auria in piazza Vittorio Emanuele in cui in origine fu insediata la fabbrica di ceramica.

A Gaiano: Palazzo Negri e Palazzo Fiocchi, quest’ultimo datato al XVIII Secolo. La famiglia Fiocchi è stata una delle più importati famiglie di Gaiano, estinta con la morte di Giuseppe Fiocchi nel 1940. Potente feudatario, possedeva cinque diversi fondi. Il Palazzo aveva una struttura imponente su due piani, rispettivamente suddivisi in venti stanze ciascuna di 30 mq. I locali del piano terra, venivano utilizzati come cantine per fare e conservare il vino e come stalle per il bestiame. Nel 1996 il Palazzo Fiocchi è stato demolito per dare spazio a edifici residenziali in calcestruzzo armato.

A Villa: Palazzo Macchiarelli in via Principe Umberto. Molto particolare è il territorio della frazione di Villa. La struttura del borgo è rimasta inalterata, con cavalcavia e scorci panoramici spettacolari, resti di mura romane, tanto più che Villa, ossia “città” è toponimo romano assai diffuso. Le antiche abitazioni conservano ancora materiale di epoca romana e sono ben conservate con chiesette e ampi giardini, residenze signorili del ‘500, tra cui appunto Villa Macchiarelli.

Sono stati inoltre censiti i Palazzi: Siniscalchi a Bolano, Guariniello a Pizzolano, Maiorino e Galdieri a Carpineto, tutti edifici di pregio architettonico e storico di cui si hanno però poche notizie.

 

Tra una settimana continueremo l’indagine tra i palazzi storici di Fisciano.