Università degli Studi di Salerno

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Alla scoperta della Torre della Bruca

La bellezza dei luoghi si rivela, a volte, nell’inaspettata casualità di scoprirli.

È quello che ho pensato quando, decidendo di visitare il Parco Archeologico di Elea-Velia lo scorso 2 giugno, ho potuto godere della fortunata apertura straordinaria della Torre della Bruca, cimelio di un’antica fortificazione costruita alla fine del XIII secolo sui resti della colonia greca di Velia.

 

 

Forse unico esempio di testimonianza medievale inserita in un contesto greco-romano, la costruzione – solitamente non accessibile al pubblico – fu edificata in qualità di torre di avvistamento ai tempi della guerra dei vespri siciliani. Con il moto dei vespri, scoppiati il 31 Marzo 1282, la Sicilia si ribellò agli Angioini e passò sotto il dominio di Pietro D’Aragona, causando una lunga e terribile guerra tra i Siciliani – Aragonesi e gli Angioini di Napoli.

Uno dei fronti principali dello scontro furono le coste cilentane: gli Angioini, per difendersi dagli attacchi provenienti dal mare, costruirono la torre di Velia (e, successivamente, la torre di Castelnuovo Cilento) in un sito nel quale preesistevano i resti di un castello alto-medievale, il Castellum Maris (o Castellum Velie), edificato verosimilmente in età longobarda su ciò che rimaneva del basamento di un tempio pagano. Di questa originaria fortificazione, posta a difesa del territorio circostante contro la minaccia saracena per il controllo dell’antico porto fluviale di San Matteo, alla confluenza dei corsi d’acqua del Palistro e dell’Alento, rimangono ancora oggi dei ruderi sul ciglio del promontorio (un torrino cilindrico e una parete a strapiombo).

 

 

 

Le peculiarità architettoniche della torre, con base a scarpata alta 15,15 m e un corpo cilindrico che raggiunge quasi i 30 m, sono da ricercarsi nelle volte ribassate e di altezza minore man mano che si sale, nella stretta scala elicoidale che collega i tre ambienti sovrapposti circolari, nelle mensole di pietra sagomata del coronamento (beccatelli), nella creazione delle caditoie (fessure per il lancio di pietre) e nell’ingresso sopraelevato. Pensata per fronteggiare un elevato numero di nemici con pochi uomini, l’accesso alla torre avveniva solo per mezzo di corde, non esisteva alcuna scala esterna o ponte levatoio. Questo fu installato solo successivamente con la costruzione di una torretta quadrata provvista di scala e posta in corrispondenza dell’ingresso per l’appoggio del ponte.

 

Il nome attuale della torretta, Torre della Bruca, deriva dalla denominazione del borgo – Castellammare della Bruca – che fu costruito intorno all’edificio dopo la cessazione della minaccia saracena e che prese, a sua volta, nome dalla presunta contiguità di una vasta foresta di elci (in volgare bruca) che si estendeva da Cuccaro Vetere fino alla costa. L’abitato del Borgo è andato interamente distrutto nei primi decenni del XX secolo per permettere l’inizio delle profonde campagne di scavo che hanno riportato alla luce la colonia di Velia. Restano, oltre la Torre angioina, resti di mura e due chiese, la cappella Palatina e la chiesa di Santa Maria, che ospitano dei piccoli quanto splendidi antiquaria.

 

 

Nel suo complesso, la visita al Parco Archeologico di Elea-Velia è un vero e proprio viaggio nel tempo che, nello stesso luogo, ti consente di rivivere epoche totalmente differenti.
Nel suo “piccolo”, poi, la Torre della Bruca è un tesoro inestimabile della storia del nostro territorio che, se si ha la fortuna di potervi accedere, restituisce alla vista un paesaggio mozzafiato e al cuore un’emozione indelebile.