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L’antica Telesia

Alla riscoperta del Parco Archeologico dell’antica Telesia

Telesia era una città romana di origine sannita situata nella Valle Telesina, nel territorio che oggi appartiene al comune di San Salvatore Telesino, in una fertile pianura alla confluenza del fiume Calore con il Volturno.

Tuttavia, secondo alcuni storici, la città si trovava originariamente sul monte Acero, dove ancora oggi si possono trovare i resti di un’antica fortificazione, ma il suo centro fu spostato in età romana nella piana dove ancora oggi si possono ammirare i resti. Probabilmente le ragioni sono da ricercare nella posizione strategica che il territorio offriva: la città, infatti, era collocata in una posizione chiave del sistema viario del Sannio meridionale essendo crocevia di cinque diverse strade provenienti da Venafro – Alife, Compulteria, Benevento, Caiazzo e Maddaloni.

 

La città sannitica di Telesia è menzionata per la prima volta nel 217 a.C., quando fu conquistata da Annibale, che occupò Telesia per circa due anni fino a quando, nel 214 a.C., Quinto Fabio Massimo espugnò la città riconducendola sotto la potestà di Roma.

Diversi furono gli eventi storici che interessarono la zona: all’epoca dei Gracchi o di Silla vi fu dedotta la colonia di legionari romani Herculea Telesina; nell’alto Medioevo fece parte del ducato di Benevento e fu sede di un gastaldato; per la sua importanza strategica fu al centro delle sanguinose e lunghe lotte politico-dinastiche dei Longobardi meridionali e venne devastata dai Saraceni nell’847 e nell’863; intorno all’anno 1193 venne incendiata.

A causa di questi eventi una parte consistente degli abitanti abbandonò la città fondando nuovi centri sulle colline o in zone meglio difendibili. Nacquero così San Lorenzello, San Salvatore Telesino, Frasso Telesino e il primo nucleo dell’attuale Telese Terme.

Per finire nel 1349 fu distrutta da un rovinoso terremoto, che causò il definitivo abbandono della città.

 

Negli ultimi anni il sito archeologico di Telesia, di proprietà statale, è stato oggetto di diverse campagne di scavo volte a riportare alla luce quanto più possibile della città antica che, tuttavia, risulta essere ancora, per la maggior parte, sottoterra.

Ad oggi, dell’antica città sannitica, si scorgono i resti delle mura, dell’anfiteatro, delle terme e dell’acquedotto.

Le mura di Telesia, alte sette metri e larghe due metri circa, hanno una struttura edilizia unica nel suo genere in epoca romana, che anticipa di secoli la tecnologia del forte bastionato. Esse, infatti, costruite in opus reticultaum, sono formate da segmenti arcuati aventi la concavità rivolta verso l’esterno, ad ognuno dei quali si trovano le torri, a base circolare o esagonale, che, nella maggior parte dei casi, hanno una struttura piena. Questa tecnica edilizia era dettata dall’esigenza di difendere il più possibile una città che, trovandosi in pianura, non poteva contare su difese naturali.

Lungo la cinta muraria si aprivano quattro porte principali ed alcune secondarie: una occidentale volgeva verso Capua; una a nord era volta verso Alife, Venafro e Cassino; la orientale era aperta in direzione dei paesi del Sannio beneventano; una volgeva verso il Volturno; una guardava a sud verso il fiume Calore.

I resti dell’anfiteatro, assieme a quelli delle mura, sono i resti più visibili della città romana. L’anfiteatro è ubicato fuori le mura, poco distante da porta di Capua, nel luogo detto Imperiale. Ancora oggi è possibile ammirare una pavimentazione in ceramica a piccolissime mattonelle quadrate di circa due centimetri di lato, dai colori variopinti. Nonostante la vegetazione, si possono facilmente riconoscere l’arena dalla forma circolare ellittica e la cavea, suddivisa in tre ordini di gradini.

La sua costruzione è coeva a quella dell’anfiteatro di Pompei. E, come nell’anfiteatro della vicina città, anche qui era presente una scuola di gladiatori, alcuni dei quali furono offerti da Tito Fabio Severo, come attesta un’epigrafe.

Dalle epigrafi si ha notizia anche dell’esistenza di un teatro, di cui, però, non sono state ancora reperite tracce.

All’interno dei resti della cinta muraria, tra i campi coltivati, si possono ancora distinguere frammenti di strade lastricate, i resti di tre edifici termali, di una cisterna e di un acquedotto.

L’acquedotto entrava in città da nord seguendo il naturale percorso delle acque che, provenienti dalla montagna di S. Angelo sopra Cerreto, andavano a raccogliersi nella cisterna. L’ingresso dell’acqua avveniva attraverso una torre esagonale posta a monte della cinta muraria con annesso serbatoio e cisterna, e la distribuzione avveniva per mezzo di condutture in piombo nelle varie zone della città.

Tutta l’opera restò in funzione fino all’arrivo dei Saraceni nel 847 d. C. che lo distrussero per ottenere la resa della città.

 

Ulteriori scavi hanno messo in luce alcuni monumenti della città romana, e parti della necropoli, dalle cui tombe sono venuti alla luce vasi e suppellettili diverse.

I ritrovamenti dell’area archeologica sono stati in gran parte traslati nel Museo Archeologico di Telesia, ospitato nell’Abbazia del Santissimo Salvatore sita in San Salvatore Telesino. Al suo interno si possono trovare oggetti quotidiani, suppellettili, ornamenti preziosi, gioielli, statue, vasellame ed attrezzi da lavoro, tutti databili tra il IV secolo a.C. e il V secolo d.C..

Al museo si accede gratuitamente il sabato e la domenica dalle 10.00 alle 13.00, mentre per gli altri giorni della settimana è necessaria la prenotazione.

 

Maria Anna Ambrosino

Laureata in Storia e Critica d'arte presso l'Università degli Studi di Salerno. Borsista presso ISISLab all'Università degli Studi di Salerno. Social Media Manager e gestore delle attività del Progetto Hetor. Open Data specialist.

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