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Via Appia da scoprire

Il territorio casertano propone al turista una grande varietà di paesaggi naturali ed edifici storici, figli del patrimonio culturale lasciatoci dai nostri predecessori.

Ricchi di storia e di siti archeologici, in questo articolo parleremo di una serie di comuni che ogni visitatore e cittadino casertano dovrebbe visitare almeno una volta nella vita, proponendo al lettore un tragitto virtuale che attraversa da nord a sud le città antiche sorte sulla sezione della Via Appia appartenente al nostro territorio.

 

Via Appia

La Via Appia era una strada di origine romana che, partendo da Roma, permetteva di raggiungere le rotte commerciali di Brundisium (Brindisi), permettendo un fiorente commercio alle comunità che si formavano lungo il suo tragitto. Qui storia, archeologia e natura si fondono in un quadro paesaggistico e monumentale eccezionale, capace di regalare al visitatore emozioni uniche. Il nostro viaggio comincia con l’antica città di Capua.

Capua e Santa Maria Capua Vetere

Capua antica, l’attuale Santa Maria Capua Vetere , sorge nel IX secolo a.C. come civiltà osca, poi etrusca, sannita e infine romana, divenendo uno dei centri urbani più importanti dell’Italia antica, con uno sviluppo economico e sociale dovuto alla presenza della Via Appia, vantando un’importantissima testimonianza storica con un’infinità di reperti e monumenti da scoprire, eccone alcuni nel dettaglio.

Anfiteatro campano

L’anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere è il secondo in ordine di grandezza subito dopo il Colosseo, innalzato tra la fine del I e II secolo d.C sostituendo la precedente arena meno capiente, di cui è ancora presente il sito archeologico. L’edificio dava luogo a spettacoli gladiatori, il numeroso pubblico accedeva grazie a scale interne ed esterne che portavano a quattro ordini di spalti che generavano una facciata di ottanta arcate, enfatizzate dalla presenza di semicolonne tuscaniche appoggiate ai pilastri.

Alcune delle statue originariamente situate negli archi dell’anfiteatro sono sopravvissute e si trovano esposte al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, seguono poi una serie di elementi architettonici posti davanti all’anfiteatro ma oggi non più presenti in quel luogo o in altri dove è possibile ammirarli come, ad esempio, la grande lastra con inciso la parola “CAESAR”, cioè Cesare.

Tegola di Capua

Uno dei più importanti reperti etruschi è noto come “Tegola di Capua”, trovato nel 1898 nell’attuale Santa Maria Capua Vetere, custodito nel Museo di Berlino. Il testo iscritto su quella tegola è uno dei documenti più importanti della lingua etrusca, oltre ad aver confermato l’attendibilità delle fonti letterarie sull’etruscità di Capua e della Campania, presenta una particolare suddivisione in dieci parti, che prescrivono le cerimonie da effettuare in onore degli dei nel corso dell’anno rituale, rimandando alla suddivisione dell’anno in dieci mesi come nei calendari arcaici del tempo di Numa.

Abbazia di Sant’Angelo in Formis

La basilica nasce su quello che era il tempio laico della dea Diana Tifatina (VI sec.), seguendo inizialmente il perimetro dell’ edificio romano, finché non fu ricostruita totalmente. Per la costruzione vennero impiegati materiali riutilizzati, così per il campanile come per le colonne corinzie di spoglio. L’interno della basilica offre un’eccezionale serie di decorazioni pittoriche databili tra il XII e il XIII secolo che testimoniano le influenze bizantine della pittura campana.

Duomo di Capua

Invece, il principale luogo di culto cattolico della città, è la basilica cattedrale di Capua, dedicata ai santi Stefano e Agata, i due patroni della città, fino al bombardamento del 1943 che ne causò la distruzione. Dopo la ricostruzione e la relativa consacrazione la titolarità fu affidata alla figura della Santa Maria Assunta. La costruzione iniziò nell’ 856 d.C., con un progetto dalle dimensioni più ridotte, senza torre campanaria e quadriportico che risalgono alla metà del XI secolo. Nel corso del tempo i numerosi interventi di ristrutturazione e ampliamento hanno reso la cattedrale delle dimensioni attuali, soprattutto in seguito al bombardamento del 9 settembre 1943 che distrusse completamente la navata centrale e l’area presbiterale. La ricostruzione fu avviata nel 1949 di seguito ad un pericoloso cedimento della struttura.

 

San Nicola la Strada

San Nicola la Strada nasce dopo la distruzione di Calatia (880 d.C.), conservando nel suo centro città il fascino di una lunga storia. I sannicolesi furono da sempre abili lavoratori del terreno tanto che sul suo suolo sono presenti numerose cave che fornirono il tufo per la costruzione della Reggia di Caserta. Proprio in quel periodo si ebbe una crescita demografica e uno sviluppo socio-urbano, favorito dalle costruzioni di matrice borbonica: sono infatti presenti sul territorio monumenti ed edifici settecenteschi, tra cui il Real Convitto Borbonico (attuale succursale del liceo “A. Diaz” di Caserta e museo della civiltà contadina), la chiesa di Santa Maria degli Angeli con il relativo giardino e una fitta rete di passaggi sotterranei, visitabili tramite la protezione civile locale, che permette di arrivare fino alla Reggia.

Il fulcro più importante della storia sannicolese è racchiuso nel suo centro storico, l’attuale Piazza Parrocchia attraversata dall’antico corso della via Appia, la quale divide il paese in due emisferi; è presente una colonna di origine romana, non è stata ancora trovata una spiegazione concreta del perché sia stata eretta o se sia il resto di un edificio, ma si presume servisse ai viandanti per riconoscere di essere sulla Appia.

L’operato dei Borbone invece iniziò con la realizzazione della Canetteria di Via Appia, stabilimento che permetteva di allevare cani da caccia sportiva, rafforzando i rapporti con i notabili del luogo, finché non si giunse alla richiesta del suolo per la realizzazione della chiesa di Santa Maria degli Angeli, consacrata il 5 febbraio 1791, da cui avrà inizio un articolato complesso strutturale.

L’ex Convitto Militare Borbonico fu fondato da re Ferdinando IV intorno al 1799 e ospitava cadetti dai 14 ai 16 anni che venivano addestrati per essere trasferiti alla Nunziatella di Napoli. L’edificio ha subito numerose modifiche per renderlo consono ad una struttura scolastica, ma all’esterno conserva ancora il suo lineamento antico che segue per tutto l’edificio, collegato ad una seconda chiesa presente nella piazza, attualmente sconsacrata. Il complesso circonda quello che fu progettato come giardino appartenente alla chiesa, attualmente villa comunale dove è possibile ammirare la simbolica fontana dei delfini, purtroppo deturpata delle sue originali statue marmoree.

 

Maddaloni

Difficile ricostruire le sue origini e conoscerne la storia, in quanto, purtroppo, la città antica risulta ormai del tutto distrutta e pochissimi sono i documenti che la citano. Parte della vita che si svolgeva in questo luogo è ricostruibile attraverso le campagne di scavo che, grazie al ritrovamento di vari oggetti, ci permettono di scoprire la storia del nostro territorio. Basta camminare per le vie della città, piena di edifici antichi o risalenti al secolo scorso, per immergersi nella tradizione ed è facile perdersi tra i vicoli, le chiese e i monumenti che testimoniano una storia senza precedenti.

Calatia

L’antica Calazia sorse come città etrusca per poi entrare nei domini Capuani nel IV secolo a.C., confederandosi a Roma. Situata sulla Via Appia Antica, tra gli attuali comuni di San Nicola la Strada e Maddaloni, dà vita al centro urbano che porterà poi alla nascita del territorio di Maddala (Maddaloni). Non abbiamo importanti fonti scritte e i pochi resti conservati sono fondamenta di case, pavimenti e una cinta muraria di 34 metri che un tempo proteggeva tutta la città. Tuttavia numerose sono le tombe ritrovate in questo luogo, un’articolata necropoli con loculi risalenti anche all’VIII secolo a.C., dai quali sono venuti alla luce moltissimi oggetti che i Catalini ponevano accanto al defunto per accompagnarlo nell’aldilà.

Complesso normanno

Il complesso del castello di Maddaloni conferisce al territorio un’immagine dai toni feudali, circondato da torri e mura di cinta, il tutto situato su una cima rocciosa che permetteva di dominare il territorio sottostante. La struttura è di epoca normanna e risale al XII secolo, citata anche in un atto giuridico del 1149 che ne conferma l’esistenza, anche se le origini potrebbero essere ancora più antiche. Il complesso ebbe numerose fasi di splendore come fasi di crisi, caratterizzando la presenza di numerose costruzioni risalenti a secoli diversi, conferendo alla struttura un aspetto ancora più affascinante e articolato. La fortezza originaria è formata da tre unità posizionate su due vette di colline adiacenti, mentre l’edificio principale, ossia il castello, sorge al centro di queste due. Abbiamo quindi due torri, una posizionata più in alto e una in basso, chiamata Artus, dalla quale inizia una lunga cinta muraria con torri di vedetta a base quadrata, presente su tutto il sito. Il nucleo centrale invece è formato da una grossa torre a pianta quadrata che si sviluppa su più livelli, dotata anche di un sotterraneo. Nel corso dei secoli l’edificio subì numerose modifiche strutturali e ornamentali ma le attuali condizioni del complesso sono critiche, dovute all’abbandono della struttura e alle cave di ghiaia presenti sul territorio che indeboliscono la stabilità del tutto.

Acquedotto Carolino

Struttura assai più recente di quelle già trattate è l’Acquedotto Carolino, situato alle spalle del complesso normanno di Maddaloni: si tratta di un’imponente struttura che si estende per 500 metri di lunghezza e 60 metri di altezza, realizzata in tufo e composta da tre ordini di archi a tutto sesto. L’opera fu commissionata dai Borbone a Luigi Vanvitelli al fine di alimentare idricamente il complesso di San Leucio e della Reggia di Caserta. L’acqua veniva prelevata dalle falde del monte Taburno e con il suo tragitto totale di 38 km è considerata una delle opere ingegneristiche più grandiose del XVIII secolo.

 

 

Il nostro viaggio virtuale si conclude, purtroppo non è stato possibile includere tutto quello di cui avremmo voluto parlare ma speriamo di avervi incuriositi e spronati a informarvi su quella che è la storia e l’importanza del territorio casertano, che spesso non viene valorizzato abbastanza. Il nostro è un territorio dove l’antico si mescola con il quotidiano, dando vita ad una società ineguagliabile al mondo.

 

 

4 D – Liceo Scientifico Statale “Armando Diaz”, San Nicola La Strada