Università degli Studi di Salerno

Salerno, Italia

Email

hetor@routetopa.eu

Lun-Ven

09.00-18.00

FB: progettohetor

IG: progetto_hetor

Top 5 Agro Nocerino – Sarnese

I 5 prodotti tipici dell’Agro Nocerino – Sarnese

L’agro Nocerino – Sarnese, anche conosciuto come Valle del Sarno, è un’area della Campania situata nella piana del fiume Sarno, a metà strada tra Napoli e Salerno. I comuni che lo compongono ricadono in maggioranza nella provincia salernitana e solo due nella provincia di Napoli.

La zona, che rappresenta uno dei polmoni dell’agricoltura campana, comprende i comuni di Angri, Castel San Giorgio, Corbara, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Roccapiemonte, San Marzano sul Sarno, San Valentino Torio, Sant’Egidio del Monte Albino, Sarno, Scafati e Siano.

In quest’area si coltivano numerosissimi prodotti tipici certificati, come il carciofo pignatella, la patata novella campana e la percoca gialla di siano ma oggi vi vogliamo parlare dei 5 che, a nostro avviso, rendono questo territorio davvero ricco.

 

Pomodoro San Marzano D.O.P.

Iniziamo questa top 5 con uno dei prodotti immancabili sulle tavole e nei territori dell’agro: il pomodoro San Marzano D.O.P.
Il pomodoro San Marzano è una varietà di pomodoro riconosciuta come prodotto ortofrutticolo italiano a Denominazione di Origine Protetta a partire dal 1996 ai sensi del Reg. CE n. 2081/92, con Regolamento (CE) n. 1236/96.

Il nome proviene dalla città di San Marzano sul Sarno. Secondo le teorie più diffuse, infatti, il primo seme di pomodoro arrivò in Campania nel 1770 come dono del viceré del Perù al re di Napoli e fu piantato nell’area corrispondente all’attuale comune di San Marzano sul Sarno.
In questo territorio il pomodoro trovò una serie di fattori che gli consentirono di attecchire bene, come il clima mediterraneo, il suolo vulcanico ed estremamente fertile.

Questo prodotto si presenta come una bacca di forma cilindrica allungata non uniforme, di colore rosso molto acceso; la polpa è compatta e non contiene molti semi, mentre la buccia è molto sottile e facilmente staccabile.

Esso è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo per le sue caratteristiche, che lo rendono particolarmente adatto non solo per l’utilizzo a crudo ma anche per gli usi dell’industria di trasformazione agroalimentare, nell’ambito della quale viene usato per preparare pelati e conserve alimentari.
Oltre ad essere molto utile in cucina, il pomodoro San Marzano possiede proprietà antiossidanti, vitamine e betacarotene.

Il Consorzio del Pomodoro San Marzano dell’Agro Nocerino Sarnese ha proposto nel 2017, con l’aiuto di alcuni deputati, il riconoscimento del pomodoro D.O.P. e dei siti di relativa produzione quali patrimonio culturale nazionale.

Nonostante la produzione principale ricada nella Valle del Sarno, tra i paesi produttori ci sono anche alcuni comuni della provincia di Napoli, come Striano, Poggiomarino e Pompei, e un comune della provincia di Avellino, Montoro.

Cipollotto Nocerino D.O.P.

Altro prodotto D.O.P. dell’Agro Nocerino – Sarnese, riconosciuto nel 2008, è il Cipollotto Nocerino. Di recente è stato costituito anche il relativo Consorzio di Tutela.

La zona di produzione del Cipollotto Nocerino D.O.P. è concentrata in 21 comuni: Angri, Castel San Giorgio, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Roccapiemonte, Sarno, San Marzano sul Sarno, Sant’Egidio del Monte Albino, San Valentino Torio, Scafati, Siano, in provincia di Salerno. Boscoreale, Castellammare di Stabia, Gragnano, Poggiomarino, Pompei, Santa Maria la Carità, Sant’Antonio Abate, Striano e Terzigno nella città metropolitana di Napoli.

Esso viene prodotto nel territorio della Valle del Sarno da circa 2000 anni. Le prime testimonianze riguardano la Pompei antica: cipolle bianche e piccole, pressoché identiche a quelle riferibili al cipollotto Nocerino, sono raffigurate nei dipinti del Larario del Sarno, la cappella dove erano custoditi i Lari gli Dei protettori della Casa. All’interno del dipinto troviamo la raffigurazione del fiume Sarno, mitizzato con sembianze umane, il quale protegge la produzione dei cipollotti che vengono trasportati con una barca sulle sue acque fino alla città di Pompei. Anche a Pompei, infatti, come in Egitto e in Grecia, la cipolla era considerata una identità sacra, grazie ai suoi effetti benefici e curativi.

E’ chiaro che l’Agro Nocerino – Sarnese, per la sua origine vulcanica e l’elevata fertilità, fosse un territorio ideale per la produzione del cipollotto, che viene coltivato e commercializzato tutto l’anno.

Le sue caratteristiche sono la taglia medio – piccola, il bulbo di forma cilindrica, schiacciata ai poli, colore bianco delle tuniche interne ed esterne, colore verde intenso delle foglie, e il sapore dolce, che lo rende particolarmente indicato al consumo fresco. Inoltre, esso ha importantissime proprietà terapeutiche; è diuretico, depurativo, tonificante, ipoglicemizzante, ipotensore.

Per questi motivi il cipollotto è molto richiesto sui mercati nazionali ed internazionali, gustato quasi sempre fresco accanto ad insalate verdi o pomodori, ma anche ingrediente per primi piatti o per insaporire le portate.

Tra le antiche ricette, oggi divenute tipiche regionali, quella della Terrina Lucreziana (Patellam Lucretianam) che Lucrezio Caro citava nel suo De Rerum Natura.

 

Arancia di Pagani

L’arancia di Pagani, chiamata Portualle ‘e Pagani in dialetto, è un tipo di arancia bionda coltivata nell’agro Nocerino-Sarnese e in particolare nei comuni di Pagani e S. Egidio di Monte Albino.

La sua coltivazione risale, con tutta probabilità, alla Cina anche se venne importata in Europa dai portoghesi nel XVI secolo e nel territorio della Valle del Sarno solo nel XIX. Documenti storici, infatti, attestano che in questa zona furono impiantati i primi aranceti specializzati nel 1845 con prevalenza di varietà di arancio biondo comune.

Della sua importazione ad opera dei mercanti portoghesi resta traccia anche nel suo nome in dialetto portualle, la cui etimologia accomuna il dialetto napoletano ad altre lingue, come il turco ed il greco, e dialetti, come il calabrese o il siciliano.

Le motivazioni sono da ricercare nella particolare predisposizione dei terreni, di origine vulcanica o alluvionale, sia nel clima particolarmente favorevole.

Ciò che distingue l’arancia di Pagani dalle altre varietà locali è la sua maturazione nella tarda primavera. Il colore della sua buccia va dall’arancio brillante ad un giallo tendente all’ocra.

La parte commestibile è costituita dal frutto che si consuma fresco oppure trasformato. Viene comunemente usato per fare spremute, marmellate, dolci, gelati, sorbetti, liquori, ecc. La buccia viene spesso tritata e usata come aroma in vari piatti; candita è ottima e viene utilizzata come ingrediente per numerosi dolci tradizionali specialmente del Sud Italia.

L’arancia di Pagani viene, inoltre, utilizzata anche per le sue numerose proprietà benefiche: è ricca di vitamine e sali minerali, è antiossidante ed utile in casi di disturbi intestinali e per il sistema immunitario. Inoltre il contenuto in zuccheri, rispetto ad altri frutti è relativamente basso, quindi può essere consumata con una certa tranquillità anche da persone sofferenti di diabete.

Finocchio di Sarno

Nei terreni dell’agro Nocerino – Sarnese, particolarmente fertili, si coltiva anche un altro prodotto che prende il nome proprio da questo territorio: il finocchio di Sarno.

Questo P.A.T., dalle pregevoli caratteristiche organolettiche, che derivano proprio dalla zona di produzione, è caratterizzato dal grumolo rotondo, di media pezzatura, con guaine molto spesse e carnose, interamente bianche.

E’ una varietà eccellente per quanto riguarda la produttività, la qualità e l’uniformità del prodotto, quasi privo di scarto. Si distingue per la consistenza lenta a montare, molto tollerante e resistente alle basse temperature. La sua semina avviene durante il mese di luglio mentre la raccolta tra novembre e dicembre.

Questo finocchio, di grande qualità, risulta essere molto apprezzato sul mercato, sia per il consumo a crudo che per essere brasato, lessato o gratinato, portando a tavola un contorno sostanzioso e ricco di sapore.

Si distingue dagli altri tipi di finocchio per l’utilizzo dei suoi semi, oltre che per la riproduzione, nel campo della farmacopea e della distilleria, mentre le stesse foglie vengono utilizzate per aromatizzare in cucina.

 

Peperoncini Friarielli Noceresi

L’ultimo prodotto di cui vi parliamo in questa rubrica è il Peperoncino Friariello Nocerese.

È un peperone con frutti di forma corno-conica, con l’estremità schiacciata e plurilobata, si consuma di colore verde (frutto immaturo). Ha una pianta erbacea annuale, con fusto eretto e ramificazioni dicotomiche più o meno numerose; le foglie sono alterne, il colore verde più o meno intenso, lisce e glabre, di forma cordata. I fiori, bianchi, sono solitari e raggruppati. Il frutto è una bacca di dimensioni commerciali variabili tra i 6-12 cm di lunghezza e di larghezza.

Coltivato tra aprile e ottobre, e raccolto a mano, il Peperoncino Friariello Nocerese si distingue per il sapore dolce e l’aroma intenso.

Secondo la tradizione, questo peperone. è stato introdotto in Europa da Cristoforo Colombo, in seguito al suo secondo viaggio in America nel 1493. A seguito dell’opera di selezione da parte degli agricoltori furono probabilmente selezionati solo i peperoni privi di piccantezza, da cui deriva l’ecotipo “friariello Nocerese”.

Esso è consumato sia fresco che trasformato ma, generalmente, fritto in padella con olio e aglio.

Il nome di questo P.A.T., tuttavia, può trarre in inganno. In Campania, infatti, il nome friariello (con la “i”) indica le infiorescenze appena sviluppate dalla Cima di Rapa mentre il termine Friarello (senza “i”) indica i peperoni verdi di fiume, famiglia cui appartiene questo prodotto dell’agro Nocerino – Sarnese.

A questo punto i prodotti dell’Agro Nocerino – Sarnese non hanno più segreti per voi. Non vi resta che trovarli e assaggiarli!

 

Maria Anna Ambrosino

Laureata in Storia e Critica d'arte presso l'Università degli Studi di Salerno. Borsista presso ISISLab all'Università degli Studi di Salerno. Social Media Manager e gestore delle attività del Progetto Hetor. Open Data specialist.

Lascia un commento