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monastero de acqua vivis

Il Monastero di Sant’Anna de Acquis Vivis

Il Monastero di Sant’Anna de Aquis vivis, fondato da due monaci nel 1342, si trova sulla cima del Monte Crestagallo nel comune di Mondragone, in provincia di Caserta.

La chiesa di Sant’Anna a Monte, conosciuta con il nome di Monastero de Acquis vivis, fu fondata sulla cima del Monte Crestagallo, su un terreno di proprietà della regina consorte di Napoli, Sancha d’Aragona, moglie di re Roberto d’Angiò. Fu proprio lei a donare il suo terreno ai monaci i quali, nel 1342, fondarono questo edificio.

Il toponimo de acquis vivis (letteralmente delle acque vive) deriva dalla vicinanza ad una sorgente sui cui è costruito il pozzo della torre colombaia. Si tratta di un’affascinante sorgente perenne che, attraverso un canale, sfocia in una piccola vasca, forse utile al lavaggio degli indumenti. Leggenda narra che queste acque siano miracolose.

L’antico Monastero ha avuto discreta importanza nel tempo, tanto da indurre Papa Urbano V a concedere indulgenza plenaria a chi si prodigasse per la sua manutenzione.

 

 

Storia e origini del Monastero

Il Monastero nasce accanto ad una piccola chiesetta dedicata a Sant’Anna, costruita da un gruppo di eremiti stabiliti sul Monte Crestagallo, il cui sostentamento si basava quasi esclusivamente sulla sola elemosina.

Per questo motivo, i monaci chiesero alla regina Sancha un appezzamento di terra coltivabile per la loro sopravvivenza, conoscendo la sua grande fede e disponibilità ad aiutare i religiosi. La regina, in risposta a questa richiesta, decise di donare loro ben 12 moggi di terreno (circa 40.378 m² attuali), permettendo agli eremiti di aggiungere anche alcune celle alla struttura originaria.

La donazione della regina permise agli eremiti di ingrandire il loro eremo e di coltivare quanto necessitavano per vivere, senza aver bisogno di andare elemosinando ogni giorno. Successivamente, con l’aumentare del numero di confratelli, si rese necessaria l’affiliazione ad un ordine religioso. Gli eremiti si misero sotto la regola dell’Ordine di San Benedetto e furono affiliati al Monastero del Sacro Speco di San Benedetto a Subiaco, in Lazio.

Il 25 novembre 1342 acque, così, il Monastero di Sant’Anna. Nel 1386 la regina Margherita di Durazzo, moglie di Carlo III d’Angiò, concesse ai monaci la costruzione di un mulino per loro uso e per la gente del luogo, attraverso pagamento, dando ai monaci la possibilità di avere delle entrate.

Il Monastero rimase sotto l’ordine benedettino di Subiaco fino al 1467, anno in cui fu posto sotto Montecassino.

Fu proprio questo evento a dare il via al lento e lungo declino del monastero.

Il Monastero fu, infatti, abbandonato, ripreso e restaurato più volte, fino agli inizi del XVIII secolo, quando furono aggiunte nuove decorazioni. Tuttavia, ormai l’interesse dei fedeli era rivolto altrove, verso le chiese della pianura più vicine e comode da raggiungere.

Nel XIX secolo fu nuovamente abbandonato e l’intera zona collinare venne acquistata da un signorotto locale, diventando privato fino alla fine del secolo scorso.

Fu acquistato, infatti, dal professore Emilio Lapiello per salvarlo dal decadimento e donato alla Diocesi di Sessa Aurunca dai suoi eredi nel 2000, la quale diede inizio ad un restauro che, tuttavia, si interruppe poco dopo.

Descrizione del Monastero

Sebbene ormai quasi del tutto abbandonato, è ancora possibile vedere la struttura del complesso. Essa si presenta articolata in vari corpi di fabbrica, realizzati in pietra calcarea e cementificata con malta.

La prima parte che si incontra è costituita dai resti del monastero, a cui si accede attraverso un arco in pietra. Successivamente si trova la chiesa dedicata a Sant’Anna.

Dalla planimetria del complesso si possono individuare le varie zone:

  • la chiesa con pianta a croce latina, ad una navata e con tre absidi
  • due cortili
  • la sagrestia
  • il chiostro con al suo interno una cisterna
  • officine e depositi
  • la torre colombaia, e cioè una grossa vasca di raccolta delle acque, che si presenta suddivisa in 4 ordini
  • un terrazzo pergolato.

Come arrivare

Per raggiungere il Monastero, percorrendo l’antico tracciato della Via Appia, bisogna seguire le indicazioni per la Chiesetta del Belvedere. Si può percorrere sia in auto che in bici o a piedi. Percorrendo questo sentiero si potrà ammirare tutto il panorama sottostante, che si affaccia sulla città. Da qui su si possono vedere il Vesuvio, l’arcipelago campano e il litorale domizio.

Giunti presso questo piccolo edificio, immediatamente alla sua destra, troviamo una tortuosa strada asfaltata, molto ripida.

Continuando in questa direzione arriviamo all’antico Monastero. Attraverso l’arco in pietra entriamo al suo interno, ammirandone tutti gli elementi ancora esistenti.

Continuando lungo un dislivello di 150 metri raggiungiamo un altro luogo speciale, il giardino segreto: un prato verde contornato di cipressi, luogo perfetto per rilassare la mente.