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I 5 teatri più antichi della Campania

I teatri e gli anfiteatri sono una delle più importanti testimonianze storico-architettoniche lasciateci dalle antiche popolazioni che per secoli si sono succedute in Campania: sanniti, greci, romani tra le più rilevanti.

Ad oggi, sono circa 30 quelli scoperti e riportati alla luce, riconducibili ad un arco temporale che va dal IV secolo a.C. al II d.C.

Ma quali sono i più antichi di tutti? Scopriamoli insieme con la Top 5 dei teatri più antichi della Campania.

Teatro di Velia

Il teatro più antico della Campania si trova nell’antica città di Elea (Hyele, dal nome della sorgente posta alle spalle del promontorio) città fondata dai greci nel VI secolo a.C. sui fianchi di un promontorio situato tra Punta Licosa e Palinuro. I resti di questa antica città si trovano, oggi, nel territorio di Ascea Marina, all’interno del Parco Archeologico di Elea – Velia e conservano ancora numerose strutture antiche, tra le quali si ricordano un tempio, un edificio religioso e un teatro.

Il Teatro di Velia, in particolare, risale al IV secolo a.C. e fu costruito sui resti di un tempio più antico di cui sono sconosciute la datazione e la divinità a cui era dedicato. Fu ritrovato in seguito agli scavi iniziati nel 1921, ad opera di Amedeo Maiuri, che hanno riportato alla luce gran parte dell’antica città, permettendo la quasi completa ricostruzione della pianta.

Oggi il sito è quasi completamente visibile e in un discreto stato di conservazione e, al suo interno, ancora oggi, si fa teatro: il luogo ospita l’evento VeliaTeatro, una rassegna sull’espressione tragica e comica del teatro antico.

Teatro di Nocera Superiore

R…Estate in Teatro, invece, è la rassegna teatrale che si organizza all’interno del secondo teatro più antico della Campania, quello di Nocera Superiore.

Il teatro venne edificato nel II secolo a.C. e rappresenta il più grandioso esempio, sia per dimensioni (96 m di diametro) che per posizione scenografica, tra quelli documentati in Campania.

Fu costruito in epoca sannita addossato alle mura cittadine posto frontalmente rispetto alla porta che ancora oggi conserva il nome di Portaromana. Sono tuttora evidenti i segni della parte più antica, realizzata con grandi blocchi rettangolari, tipici dell’epoca, sebbene il teatro venne completamente restaurato in età augustea, utilizzando l’opus latericium per le strutture portanti e l’opus incertum per i tramezzi.

Fu restaurato nuovamente in seguito al terremoto del 62 e all’eruzione del Vesuvio, ma abbandonato già a partire dal IV secolo, lentamente spoliato dei suoi elementi più preziosi e quindi progressivamente interrato nel corso del Medioevo. In questo periodo, le concavità delle mura costruite per l’ampliamento furono considerate delle carceri dove i prigionieri venivano calati dall’alto.

Oggi il sito, individuato e portato alla luce tra la fine degli anni settanta ed i primi anni ottanta nella zona tra Pareti e Pucciano, è quasi completamente visibile anche se in uno scarso stato di conservazione.

 

 

Teatro – santuario di Sarno

Il teatro – santuario di Sarno sorge sui luoghi di alcuni insediamenti preistorici risalenti al IV secolo a.C., presso la località Foce. A seguito di alcuni indagini, si è rinvenuto casualmente nel 1965 un notevole quantitativo di reperti e con essi resti di antiche strutture, tra cui lo stesso teatro ellenistico-romano risalente al II secolo a.C..

Questo teatro faceva parte di un complesso più grande, probabilmente composto anche da un santuario votivo dedicato alla dea dell’Abbondanza. L’ipotesi è supportata dalle statuette ritrovate in loco che denotano una cultura legata alla mitologia greca e poi romana in funzione della proliferazione dei raccolti, connesso presumibilmente con le sorgenti del Sarno, e della protezione delle donne partorienti.

I due siti sono in parte sovrapposti e ulteriori scavi hanno dimostrato l’esistenza di un centro di culto anteriore inquadrabile cronologicamente tra il IV e il III secolo a.C. Ulteriori scavi nella zona hanno portato alla luce anche resti di ville romane ed altri ambienti della stessa epoca.

La struttura del teatro è il risultato di diversi adeguamenti funzionali, apportati nel corso dei secoli sulla preesistente struttura. È realizzato sul pendio della collina, come da consuetudine costruttiva degli edifici scenici di tradizione greca. Esso colpisce soprattutto per l’alternanza cromatica dei materiali di cui è costituito: il calcare di Sarno, alternato al tufo grigio dei sedili dell’ima cavea.

Attualmente del teatro è visibile la cavea, la scena, i due ingressi e la prima fila riservata alle autorità o sacerdoti, con lo schienale e con sostegni laterali che rappresentano una figura alata.

Teatro di Pompei

Il teatro di Pompei, anche detto Teatro Grande, è situato nel sito archeologico di Pompei – Scavi, assieme al teatro Piccolo (Odeon) e all’anfiteatro.

Fu edificato in età sannitica ma completamente rifatto nel II secolo a.C. ed in seguito più volte restaurato, anche in occasione della costruzione del suo corrispettivo minore, l’Odeon.

Anch’esso, come da prassi, è stato edificato sulle pendici di una collina, sfruttando la naturale inclinazione del terreno per la costruzione della cavea, che poteva accogliere circa cinquemila spettatori. Ha una forma a ferro di cavallo, distinguendosi dal modello tradizionale romano ad emiciclo, e fu realizzato interamente in opus incertum.

Le rappresentazioni che accoglieva abbracciavano i generi più disparati, dalla tragedia alla commedia, dal mimo alla fabula atellana.

Il teatro fu interamente sepolto, con il resto della città a seguito dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ed esplorato a seguito delle indagini archeologiche volute dalla dinastia borbonica.

Oggi il Teatro Grande è completamente visitabile ed accoglie spesso manifestazioni e concerti, come il Festival Classico Pompeiano, rassegna di musica e prosa, ideata dall’Azienda Autonoma di Cura Soggiorno Turismo di Pompei, in collaborazione con l’Assessorato per il Turismo e i Beni Culturali della Regione Campania e con la Soprintendenza Archeologica di Pompei.

 

 

Teatro – Santuario di Pietravairano

Il teatro di Pietravairano è uno spettacolare teatro-tempio di epoca romana tardo-repubblicana (II-I secolo a.C.), uno dei più belli e rari esempi di impianti di questo tipo accertati in Sud Italia. Si trova sulla sommità di Monte San Nicola, a quota 409m s.l.m., nella frazione Sant’Eremo del comune di Pietravairano (Caserta).

Fu scoperto casualmente nel 2001 dal professore Nicolino Lombardi, appassionato di volo che, sorvolando la cresta del Monte San Nicola, notò alcune strutture parzialmente interrate che disegnavano la caratteristica forma semicircolare di un teatro. Fu così identificata nel sito la presenza di un monumentale e scenografico impianto santuariale, costituito da un tempio e da un teatro disposti in asse su differenti livelli, entro un’area estesa poco meno di 3000 metri quadrati.

Unico nel suo genere per la posizione in altura, il santuario è inserito in uno scenario naturale di grande bellezza e valore paesaggistico: la terrazza del tempio si affaccia su un panorama che spazia da Venafro e Presenzano a nord, fino a Mondragone a ovest, da Alife e al Monte Taburno a sud, sino al Massiccio del Matese a est.

È proprio la particolare posizione a lasciar intendere che per i romani il tempio doveva essere simbolo di potere e di identità collettiva da mostrare ai popoli della zona. In tale posizione strategica, infatti, il santuario poteva essere ammirato da tutti: Pentri, Sanniti, Sidicini e tutti coloro che transitavano sulle strade verso il Lazio, la Puglia e il Molise.

Non è certo che l’intero complesso archeologico sia frutto di un progetto unitario, ma la tecnica edilizia impiegata per la realizzazione di tutto l’impianto è l’opus incertum, tecnica diffusasi a partire dal II secolo a.C., realizzata con blocchi di calcare di varie dimensioni, legati da malta.

Secondo gli storici il tempio era un’area di culto fortificata dedicata alla dea Mefitis (in epoca sannitica) e a Giunone in epoca dello splendore dell’impero romano. Un centro dove oltre a venerare la dea si svolgevano attività culturali e politiche delle popolazioni sannitiche che occupavano l’area. In età romana, il tempio fu completamente trasformato con la costruzione di un ampio teatro, scavato direttamente nella roccia, nel quale andavano in scena diversi spettacoli.

Negli ultimi anni il teatro-tempio è stato oggetto di numerose campagne di scavo e dagli inizi del 2015 è sottoposto ad un consistente intervento di consolidamento e restauro, finalizzato a garantirne la conservazione per le generazioni future ed una migliore fruizione ai turisti.

La valorizzazione del patrimonio culturale di Pietravairano è, infatti, uno degli obiettivi prioritari dell’attuale amministrazione comunale e, non a caso, numerosi sono gli eventi culturali che interessano il sito (convegni,seminari,visite guidate ecc.), pensati per la diffusione della conoscenza del patrimonio locale.

 

 

Hetor

Hetor è un progetto che si occupa di valorizzare il patrimonio culturale della regione Campania attraverso l'utilizzo degli Open Data. Il team è composto da: Maria Anna Ambrosino, Vanja Annunzata e Gianluca Santangelo.

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