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Abbazia di Santa Maria de’ Olearia

In occasione della sua riapertura ci soffermiamo sulla storia di uno dei complessi eremitici più importanti della Campania

L’abbazia di Santa Maria de’ Olearia si trova in una delle tante grotte naturali che costeggiano la strada tra Maiori ed Amalfi.

L’antico complesso monastico rappresenta una rara e preziosa testimonianza dell’arte e dell’architettura del primo Medioevo.

Fu costruita sul finire del X secolo, quando il primo Arcivescovo di Amalfi, Leone, concesse a Pietro l’eremita e suo nipote Giovanni, probabilmente monaci provenienti dalla Sicilia o dalla Calabria, arrivati in Costiera alla fine del X secolo per sfuggire alla dominazione araba che causò un massiccio esodo di monaci, di realizzare la chiesa di Santa Maria de Olearia, come riporta il “Liber Pontificalis Ecclesiae Amalfitanee”.

 

 

Questa grotta era in precedenza adibita alla produzione dell’olio e da qui l’epiclesi “Olearia”. In questi anni Maiori era già un importante centro del ducato di Amalfi e già vantava la presenza attiva e contemplativa di diversi gruppi monastici.

L’abbazia fu resa nota per la prima volta nel 1871 da Salazaro negli “Studi sui monumenti dell’Italia meridionale dal IV al XIII secolo”, pubblicando alcuni disegni degli affreschi dell’abbazia.

L’abbazia è composta da tre luoghi di culto sovrapposti: la cripta, che risale a un’epoca più antica rispetto alle altre costruzioni, cioè al X-XI secolo, la cappella principale e la cappella superiore costruite entrambe agli inizi del XII secolo. La caratteristica costruttiva dell’abbazia è data dai semplici materiali con cui è stata realizzata: esclusi i marmi per le colonne e i capitelli essa è realizzata con semplice pietrisco di roccia e malta ricoperta da intonaco.

Al livello più basso troviamo la zona più antica, costruita nella roccia e per questo detta anche “rupestre” dove si possono ammirare gli affreschi raffiguranti la Vergine orante affiancata, secondo l’iconografia bizantina, da un Santo guerriero, probabilmente San Giorgio che, assieme agli altri scoperti nel 1868, costituiscono uno tra i più importanti gruppi di dipinti murali del primo medioevo realizzati in Campania.

Salendo poi una breve rampa di scale, uno stretto corridoio conduce al primitivo anfratto dove gli eremiti avevano costruito le loro piccole celle. L’ambiente, in origine, era più grande di quello che attualmente è dato vedere poiché, nel corso dei secoli, alcune celle vennero utilizzate come camere funerarie.

Al piano superiore si trova invece la seconda cappella, a due navate le cui pareti sono squisitamente dipinte con scene del ciclo mariano. A questo periodo risale l’ampliamento del complesso, quando il figlio di Roberto il Guiscardo lo concesse nel 1087 all’abbazia della SS. Trinità di Cava de’ Tirreni.

Al di sopra della chiesa fu costruita, sicuramente dopo il 1100, una cappella, alla quale si accede attraverso un piccolo tratto di scale, estremo rifugio dei monaci in cerca di solitudine, anche questa interamente affrescata con episodi della vita di San Nicola, protettore dei marinai.

Tutti gli affreschi del complesso di Santa Maria de’ Olearia sono indicativi del clima culturale e dei sentimenti religiosi della Costa d’Amalfi, crocevia di influenze orientali e bizantine e di quelle di ambiente benedettino che si ricollegano all’abbazia di Cava de’Tirreni.

Gli edifici limitrofi sono adibiti ora ad abitazioni private e dovevano appartenere alla fase di maggior evoluzione monastica.

Dopo questa fase il complesso fu interessato da un completo abbandono e solo da pochi anni il restauro ha reso possibile nuovamente ammirare i cicli pittorici.

Dal 1 Aprile l’abbazia è di nuovo aperta al pubblico ed inoltre è visitabile gratuitamente, non fatevi scappare questa occasione!

 

Per maggiori informazioni e per consultare il calendario di apertura visita il sito del comune di Maiori: http://www.comune.maiori.sa.it/

Vanja Annunziata

Laureata in Discipline delle Arti Visive, della Musica e dello Spettacolo presso L'Università degli Studi di Salerno. Borsista presso ISISLab all'Università degli Studi di Salerno. Social Media Manager e gestore delle attività del Progetto Hetor. Open Data specialist.

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