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anfiteatro di cuma

L’anfiteatro di Cuma

Adagiato sulla naturale pendenza del Monte Grillo, l’anfiteatro di Cuma costituisce uno degli esempi più antichi di anfiteatro in Campania.

L’Anfiteatro di Cuma, sebbene di dimensioni piuttosto ridotte, è un monumento molto significativo in quanto costituisce uno degli esempi più antichi di anfiteatro in Campania. Fu costruito nel momento in cui l’aspetto della città greco-sannitica lasciò il posto all’impianto urbano tipicamente romano con la costruzione di edifici caratterizzanti, come l’anfiteatro.

Storia

L’Anfiteatro di Cuma si trova appena fuori l’area Archeologica di Cuma, il sito flegreo dove si possono trovare l’antro della Sibilla e l’antico insediamento greco.

Addossato per circa una metà al pendio del Monte Grillo, l’anfiteatro fu realizzato tra il II e il I secolo a.C., come uno dei primi anfiteatri “stabili” nella regione. I primi anfiteatri, infatti, erano piccole strutture di contenimento realizzate in legno. Solo successivamente, col crescere dell’interesse verso i giochi gladiatori e la caccia agli animali, si sviluppò il tipo di edificio che ancora oggi conosciamo.

La sua realizzazione in epoca antica è sottolineata anche dall’assenza dei sotterranei poiché ancora non esisteva una concezione dello spettacolo avanzata come in età imperiale.

 

Descrizione

L’anfiteatro di Cuma sorge appena fuori le mura meridionali della città, nel luogo più utile per il controllo dei flussi di spettatori in ingresso e uscita. Si trovava, infatti, in confluenza di due tracciati viari che collegavano una delle più antiche colonie della Magna Grecia con gli altri centri dell’area flegrea.

Le dimensioni dell’anfiteatro erano piuttosto ridotte (circa 90 metri sull’asse maggiore e 70 metri su quello minore) e poteva ospitare sulle sue gradinate fino a 7000 spettatori. Le gradinate furono realizzate in muratura direttamente sul terreno e divise in cunei dalla presenza di scale.

Nel II secolo d.C., l’anfiteatro di Cuma fu interessato da importanti lavori di restauro. Furono realizzati due ampliamenti e furono aggiunti un anello esterno e un attico, nella forma di una galleria dotata di sedili in legno. Il tutto era poi coperto dal velarium, di cui, ancora oggi, ci sono le basi di fissaggio sul muro esterno.

Gli ingressi all’anfiteatro erano, con tutta probabilità, lungo i lati Est e Nord. Su quest’ultimo, si possono trovare anche i resti di un santuario preromano che occupa la terrazza soprastante l’anfiteatro.

 

Il declino e l’abbandono

L’abbandono dell’edificio iniziò con le leggi relative alla proibizione dei giochi gladiatori (tra il 325 e il 428 d.C.) e, in modo definitivo, a seguito della guerra greco-gotica (VI secolo). Fu in questo periodo che iniziò la spoliazione dei rivestimenti e l’asportazione del materiale edilizio.

Successivamente, l’anfiteatro cumano fu utilizzato per la produzione di ceramiche (come testimonia la presenza di fornaci al suo interno) e come area cimiteriale.

Il monumento doveva essere almeno in parte emergente e visibile fin dagli inizi dell’800: è infatti rilevato dal De Jorio nella sua pianta di Cuma (1830) e a metà secolo fu oggetto di scavi.

Oggi, tuttavia, l’anfiteatro di Cuma è ancora in gran parte inesplorato: si vedono solo l’ingresso meridionale, parte dell’arena e delle gradinate della cavea, e il muro perimetrale.

Ad occupare il suo territorio, un frutteto privato organizzato su terrazzamenti che presenta ancora integre parte delle arcate della summa cavea.

I resti dell’anfiteatro di Cuma ricadono nel Comune di Bacoli ed è normalmente chiuso ma si organizzano visite su richiesta.

 

 

 

 

 

Maria Anna Ambrosino

Laureata in Storia e Critica d'arte presso l'Università degli Studi di Salerno. Borsista presso ISISLab all'Università degli Studi di Salerno. Social Media Manager e gestore delle attività del Progetto Hetor. Open Data specialist.

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