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Enoturismo in Campania: i 5 vini rossi da assaggiare assolutamente!

Rinomata per la qualità e la bontà dei suoi prodotti di gastronomia, la Campania può anche contare su una incredibile varietà di vini che la rende una meta prediletta per gli appassionati di enoturismo.

Che provengano da vitigni posti in zone collinari o in prossimità della costa, le uve della regione danno vita a produzioni vinicole d’eccellenza che sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire una volta giunti sul territorio.

La tradizione enologica della Campania ha radici molto antiche, basti pensare alla predilezione degli antichi romani per la produzione vinicola di Terra di Lavoro.

L’intera regione è interessata dalla produzione vinicola ma, come emerso da questo studio, le zone maggiormente attive nella realizzazione del vino sono le province di Avellino e Benevento. Da non trascurare, però, le altre aree produttrici, dalla zona alle pendici del Vesuvio alle realtà delle province di Salerno e Caserta.

I vini della Campania sono classificati in base al sistema di qualità nazionale, ed ecco che ritroviamo vini certificati come D.O.C.G., I.G.T., D.O.C., I.G.P., come emerge dal campione analizzato.

Protagoniste assolute sono le uve autoctone che, sapientemente combinate, regalano al palato di intenditori e non un’esperienza organolettica di qualità, che può divenire indimenticabile se accompagnata dalle specialità della grande tradizione culinaria della Campania, dove il rapporto tra il gusto e la tavola assume una relazione a dir poco speciale.

Numerose sono le tipologie di vino prodotte, ma se siete amanti di enoturismo e vi capita di passare in Campania non perdete l’occasione di assaggiare i 5 migliori vini rossi prodotti in questa fantastica regione del sud Italia:

  • Aglianico del Taburno – Benevento
  • Taurasi – Avellino
  • Vesuvio Lacryma Christi – Napoli
  • Roccamonfina – Caserta
  • Cilento – Salerno

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DEGUSTANDO BENEVENTO: AGLIANICO DEL TABURNO

In questo breve excursus non possiamo non partire dal famosissimo Aglianico del Taburno, dal colore rosso rubino intenso con sfumature granato, e dal sapore asciutto, leggermente tannico, che tende al vellutato con l’invecchiamento.

Prodotto a partire (per almeno l’85%) da uve esclusivamente provenienti da vitigni aglianico, l’Aglianico del Taburno si distingue in tre tipologie: rosso, riserva e rosato.

Il vino prende il nome dal massiccio calcareo montuoso del Taburno Camposauro che si trova ad ovest di Benevento. L’Aglianico del Taburno Rosso, che dal 2011 è certificato come D.O.C.G. (Denominazione di Origine Controllata e Garantita), è un vino che si presta ad accompagnare primi asciutti, carni bianche cotte al forno, agnello e formaggi di media stagionatura.

Restando sempre sul territorio, si consiglia di degustare l’Aglianico del Taburno con il Pecorino di Laticauda a media stagionatura che presenta un sapore aromatico e leggermente piccante.

IL ROSSO INTENSO DI AVELLINO: TAURASI

Il Taurasi è un vino che si presenta con un colore rubino intenso che varia a seconda dell’invecchiamento. Partendo da note granate il nettare può apparire sempre più chiaro fino ad acquisire riflessi aranciati. Il profumo caratteristico, gradevole ed intenso, è accompagnato da un sapore asciutto e armonico e da un retrogusto pronunciato.

Proveniente da uve autoctone aglianico, il vino viene sottoposto ad invecchiamento per almeno tre anni, di cui almeno uno in botti di legno. Nel caso in cui questo periodo si prolunghi ad almeno quattro anni, con 18 mesi in botti, si parlerebbe di Taurasi “Riserva”.

Il Taurasi deve il suo nome al borgo Taurasia che i soldati romani conquistarono a spese degli Irpini nell’80 d.C.

Certificato D.O.C.G. nel 1993, il Taurasi è un vino che si sposa perfettamente con sapori forti e intensi, come primi e secondi a base di carni rosse, arrosti, selvaggina e formaggi a pasta dura e stagionati.

Per degustare al meglio i sapori del territorio si consiglia di abbinare al Taurasi un tagliere di salumi e formaggi prodotti in loco, come il prosciutto di Venticano, la soppressata Irpina, il pecorino Bagnolese accompagnati da una manciata di “taraddi” con finocchio.

IL MEGLIO DEL VESUVIO: LACRYMA CHRISTI

Tra i vini più prodotti nei territori del capoluogo campano, il Vesuvio D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata) trova la sua massima espressione nella tipologia Lacryma Christi. Al calice prevale un rosso rubino intenso, dal profumo gradevolmente vinoso e dal gusto asciutto e armonico.

Questo vino rosso è prodotto con almeno il 50% di uve provenienti dal vitigno piedirosso, localmente detto “per ‘e palummo” a causa del suo graspo che ricorda una zampetta di piccione. Nonostante sia ben noto nella sua variante dal colore Rosso, il Lacryma Christi è prodotto in provincia di Napoli in diverse tipologie tra cui bianco, bianco spumante, bianco liquoroso e rosato.

La particolarità del nome deriva da una leggenda che narra della visita di Gesù sul Monte Somma. Si dice che il Messia rimase talmente incantato dalla bellezza del luogo che si commosse e pianse lacrime “divine”. Sul terreno bagnato dalle sue lacrime furono piantati dei tralci che, una volta germogliati, portarono alla luce le viti da cui fu ricavato il Lacryma Christi.

Con Denominazione di Origine Controllata dal 1993, il Lacryma Christi è un vino corposo e robusto che si adatta bene a primi piatti saporiti con sughi di carne, arrosti e formaggi piccanti.

In questi casi non si può che consigliare un ottimo calice di Lacryma Christi accompagnato da un abbondante piatto di pasta, preferibilmente di Gragnano, condita con il tradizionale ragù napoletano.

UN ROSSO “VULCANICO”: ROCCAMONFINA

Prodotto tipico della provincia di Caserta, il Roccamonfina è un vino dall’Indicazione Geografica Tipica (I.G.T.) che nella sua tipologia rosso si presenta dal colore rosso acceso tendente al granata, con profumi caratteristici e fruttati e un sapore tipico e asciutto.

Vinificato con buona parte delle uve a bacca nera presenti sul territorio, tra cui gli immancabili aglianico e piedirosso, il Roccamonfina può comunque avere diverse sfaccettature che, a seconda delle uve utilizzate, variano dal colore (rosso, bianco, rosato) alla categoria (amabile, frizzante, passito).

Nato sulle zone collinari poste ai piedi del vulcano spento Roccamonfina, questo vino è tipico dei territori limitrofi. Pieno e corposo al palato, può essere abbinato a piatti di carne alla brace e formaggi stagionati.

Caserta offre una consistente varietà di formaggi stagionati che si accompagnano perfettamente al Roccamonfina: il Caciocavallo del Matese, che nella versione secca si presenta con una crosta ruvida di colore bruno e al primo taglio potrebbe lacrimare; il Caprino conciato del Monte Maggiore, stagionato in vasi di terracotta, presenta un colore giallo-bruno in superficie; il Caso Maturo del Matese, a pasta compatta e friabile con un sapore molto deciso e tendenzialmente piccante; il “Caso Peruto”, di sapore e odore estremamente penetrante e intenso.

IL “CILENTO” E I SUOI SAPORI

Il Cilento rosso, che deve il suo nome al territorio campano a cui fa riferimento, è un vino D.O.C. dal colore rosso rubino, dal profumo caratteristico e dal sapore delicato e asciutto.

Viene vinificato su una base di aglianico a cui può essere aggiunto piedirosso e/o primitivo, ma non per questo sono meno importanti e gustose le sue varianti in bianco e rosato.

Istituzione sul territorio salernitano, questo viene prodotto su praticamente tutta l’estensione del capoluogo, dalla A di Agropoli alla V di Vibonati.

Corposo e sincero, è consigliabile consumare  il Cilento rosso a temperatura ambiente accompagnandolo con arrosti e grigliate di carne rossa o con piatti di selvaggina. Da provare anche abbinato ai gustosi salumi cilentani: la soppressata di Gioi e la salsiccia del Cilento.

Ma non finisce qui! Questi sono solo cinque tra i vini rossi presenti nella regione e, agli appassionati di enoturismo e non solo, noi non possiamo che consigliare di assaggiarli tutti 😉

Carmela Luciano

Laureata in Lingue e Letterature Moderne presso l'Università degli Studi di Salerno. Borsista presso ISISLab all'Università degli Studi di Salerno. Social Media Manager, Open Data Specialist e gestore delle attività del Progetto Hetor.

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