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museo della matematica

Il Museo della Matematica di Avellino

Il Museo della Matematica di Avellino: quando scienza e arte si incontrano.

Anche quest’anno il sodalizio vincente tra il Progetto Hetor e il Liceo P.S. Mancini di Avellino è andato avanti, con un’altra annualità del PCTO – percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento. Durante questo percorso gli studenti si sono concentrati sulla valorizzazione del Museo della Matematica – Il Giardino di Archimede. Un punto di riferimento culturale non solo per Avellino ma per tutto il sud Italia.

L’obiettivo di quest’attività è stata di far aumentare negli studenti la consapevolezza del proprio territorio ed aiutare a diffonderne la conoscenza a tutta la comunità. Il risultato finale è stata la creazione di un dataset riguardante le macchine matematiche custodite all’interno del museo.

 

Il museo della Matematica

Il giardino di Archimede di Avellino, gemello di quello di Firenze (presto a Pistoia), ha per fine la creazione di un museo matematico.

 

Il Museo della Matematica il Giardino di Archimede, non vuole né potrebbe insegnare la matematica, allo stesso modo che un concerto non insegna a suonare il pianoforte. Come lo studio di uno strumento musicale richiede dedizione e sacrificio, lo stesso accade per lo studio della matematica: non si impara senza fatica. Di qui la distinzione di ruoli, ma anche la complementarità, tra il museo e la scuola. Per quest’ultima, il museo per la matematica può svolgere, pur con le dovute ed evidenti differenze, un ruolo analogo a quello che i concerti svolgono per lo studio della musica. Come al concerto non si va per imparare la musica, così il museo non si visita per imparare la matematica: per questo, in un caso come nell’altro, si va a scuola.

D’altra parte però, come non tutti sono musicisti, non tutti sono matematici; il museo servirà allora per chiudere il fossato tra la matematica e i cittadini, un luogo in cui ci si possa avvicinare senza traumi alla matematica e alle sue idee più importanti. Non un museo della matematica dunque, cioè un museo dove dietro vetrine chiuse si esibisca una matematica polverosa e fossilizzata, ma un museo per la matematica, un luogo di incontro con le idee più brillanti e feconde e di crescita della cultura comune.

Naturalmente non tutti i visitatori si avvicineranno agli oggetti esposti con lo stesso spirito e con le stesse conoscenze. Bisogna allora organizzare le mostre che costituiscono il museo in modo che possano essere lette a diversi livelli. Ciò è tanto più necessario, dato che il museo si rivolge a spettatori di ogni età e di ogni livello di cultura, e non è possibile discriminare il pubblico a seconda delle sue conoscenze e capacità matematiche. Ognuno deve poter usufruire delle strutture del museo al suo grado di cultura scientifica o semplicemente a seconda della sua disponibilità a seguire i percorsi proposti con maggiore o minore attenzione.

Il museo si configura come consorzio di università ed enti pubblici. Attualmente sono soci del consorzio: La Scuola Normale Superiore di Pisa; l’Università di Firenze, di Pisa e di Siena; la Provincia di Firenze; l’Unione Matematica Italiana; l’Istituto Nazionale di Alta Matematica; il Consorzio Irpino per la Promozione della Cultura della Ricerca e degli Studi Universitari di Avellino. Il Consorzio ha sede in Firenze, presso il Dipartimento di Matematica “U. Dini”. Presidente del consorzio è Enrico Giusti.

Al termine del percorso gli studenti hanno realizzato numerosi prodotti al fine di promuovere la conoscenza del Museo stesso, come poster, immagini e articoli. Di seguito quello realizzato dalle studentesse della III D:

De Mattia Tiziana, Grieci Federica, Festa Francesca, Guerriero Carmen, Mastroberardino Maria, Sellitto Alessia

Hetor: il progetto

Lo scopo di questo progetto è quello di valorizzare e promuovere il patrimonio socio-colturale della nostra regione, la Campania. Ad oggi tendiamo a dimenticare gli usi e i costumi della nostra terra cancellando, di fatto, parte della nostra storia.

Proprio per questo Hetor si impegna, insieme alle comunità locali, alle PA e alle scuole, a non dimenticare (nè tantomeno svalutare) le ricchezze che caratterizzano la nostra regione. D’altronde, è importante sensibilizzare a dovere noi ragazzi che, in fin dei conti, non siamo altro che foglie giovani di alberi centenari, che affondano le loro possenti radici nella storia e si sa, un albero senza radici è un albero malato. A volte percepiamo le tradizioni come cose obsolete, come una specie di Mos Maiorum dell’età moderna, ma sbagliamo: alcune di esse forniscono un’identità culturale e sociale che non possiamo e non dobbiamo trascurare.

Ogni territorio ha delle usanze ed è proprio questo il bello della nostra nazione: è varia, è colorata ed è una bellissima Torre di Babele, dunque, perché mai appiattire queste speciali peculiarità? Il fine di Hetor è questo: non far smorzare la curiosità della cultura. Perché, se il nostro desiderio di scoprire e d’interessarci ai beni, ai capolavori, alle opere d’arte e ai reperti storici muore, se la nostra voglia di capire, ammirare quel che rende la nostra terra così bella muore, allora anche tutta la meraviglia che ci circonda, muore. E crolla Pompei, si sgretola Ercolano, Napoli fa un tuffo nel grigio, le porcellane di Capodimonte si spaccano, Ischia e Capri affondano, la costiera amalfitana non profumerà più di poesia e limoni e il cuore dorato di Caserta si pietrifica.

Hetor è il sito che, consegnandoci impermeabile, cappello e lente d’ingrandimento, ci fa diventare i nuovi Sherlock Holmes della Campania, mettendoci sulle tracce dei più suggestivi siti archeologici e culturali che la nostra regione ha da offrirci: non un semplice modo di valorizzare e far conoscere le bellezze che la nostra bella terra ci offre, ma un vero e proprio strumento di divulgazione che, sebbene nuovo, veloce, immediato, ci impedisce di dimenticare e lasciarci indietro ciò di cui il nostro passato ci ha fatto dono perpetuo.

Noi abbiamo deciso di esplorare il Giardino di Archimede – il Museo della Matematica di Avellino al fine di valorizzare la nostra città.

 

 

Il Museo della Matematica

All’interno del museo possiamo trovare innumerevoli macchine matematiche, acquistate dal museo della matematica gemello, situato a Firenze. Di seguito elencheremo quelle su cui ha lavorato il nostro gruppo, presenti in due delle 4 sale del museo.

Nella sala 1 troviamo:

  • Ellissografo a croce: una delle macchine più semplici esistenti per tracciare l’ellissi, la quale è formata da due rette perpendicolari dove scorrono due punti con distanza costante, l’estremità di un segmento che passa per essi descrive un’ellisse;
  • Ellissi di plexiglas che rotolano: due ellissi poste simmetricamente rispetto alla retta tangente comune con distanza costante tra i fuochi. Se uniamo i fuochi con delle aste rigide, ruotando una delle due ellissi intorno all’altra, non si perde mai il punto di contatto;
  • Ellisse del giardiniere: un curvigrafo, che grazie al solo utilizzo di corda e paletti, permette di tracciare delle aiuole ellittiche sul terreno da parte dei giardinieri, come si evince dal nome.

Nella sala 2 invece troviamo:

  • Grande camera ellittica: è ottenuta ruotando una mezza ellisse attorno all’asse. La prima testimonianza dell’uso della pianta ellittica risale agli anfiteatri romani. Questa forma potrebbe derivare dall’accostamento di due teatri semicircolari;
  • Teglia ellittica: esempio di come la matematica sia applicata anche in cucina, essa serve infatti a cuocere alimenti nel forno;
  • Lampada da televisione: serve banalmente ad illuminare gli spazi bui. Funziona facendo passare corrente elettrica nel filamento, questo si scalda per gli urti che gli elettroni della corrente hanno con il materiale. L’alta temperatura fa agitare gli elettroni e facendo loro emettere luce;
  • Asta che ruota attraverso un’iperbole: viene utilizzata principalmente per visualizzare la curva di un’iperbole, realizzata in legno o ottone;
  • Iperboloide a fili: impiegato nell’ambito matematico ma soprattutto geometrico, questa macchina matematica rappresenta un iperboloide di rotazione, che ha come caratteristica quella di essere costituito da due famiglie di rette. Attraverso la rotazione della superficie superiore in plexiglass è possibile formare iperboloidi di forme diverse, fino ai casi degeneri di cilindro e cono, mentre è possibile notare chiaramente come l’iperboloide di rotazione sia una superficie rigata costituita di rette, costituite nel caso di questa macchina da fili di diverso colore.

 

Maria Anna Ambrosino

Laureata in Storia e Critica d'arte presso l'Università degli Studi di Salerno. Borsista presso ISISLab all'Università degli Studi di Salerno. Social Media Manager e gestore delle attività del Progetto Hetor. Open Data specialist.

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