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Cratere degli astroni

L’Oasi WWF Cratere degli Astroni: il polmone dei Campi Flegrei

Un’oasi verde a pochi passi da Napoli, il Cratere degli Astroni si estende per ben 250 ettari tra i comuni di Napoli e Pozzuoli.

Un tempo riserva di caccia reale dei Borboni, è passata alla custodia del WWF nel 1987, dopo aver rischiato di diventare, negli anni ’80, una discarica,  allargando quella vicina di Pianura.

 

Il Cratere degli Astroni vede la sua nascita circa 4000 anni fa; è situato nel pieno dell’area vulcanica dei Campi Flegrei, per cui è monitorato costantemente, poiché questa zona è soggetta a fenomeni di bradisismo, attività fumarolica ed idrotermale. Oggi la riserva è totalmente inserita nel tessuto urbano di Napoli e Pozzuoli, città che sono in continuo sviluppo e che la circondano completamente.

Sull’origine del nome sono state formulate diverse ipotesi.

Secondo la prima il nome deriverebbe dalla parola sturnis, gli storni che sorvolavano in massa quest’area; altri lo fanno risalire al ciclope Sterope che, leggenda narra, vivesse in quest’area; infine, un’altra ipotesi, lega il nome Astroni agli strioni, gli stregoni che, secondo credenze popolari, si riunivano nel cratere per i lori riti magici.

 

Quello che si evince, ed è dato certo, è che la zona è stata occupata già in tempi antichi. Le prime notizie storiche circa quest’area risalgono, infatti, al XIII secolo: Pietro da Eboli nel suo trattato “De Balneis Terrae Laboris”, menziona anche il cratere degli Astroni tra le varie strutture termali di epoca romana, destinandola principalmente alla cura delle malattie degli occhi.

Negli anni la zona continuò ad essere apprezzata tanto che, intorno al 1450, Alfonso I d’Aragona vi fece costruire la sua tenuta di caccia, delimitata da una cinta perimetrale e da diverse altre strutture, alcune anche aggiunte nel corso degli anni, tra le quali spiccano la Torre d’ingresso, le Torri d’avvistamento Nocera e Lupara e la Casina di Caccia. Nell’area furono introdotte le più svariate specie animali, per il diletto delle battute di caccia delle persone che vi si recavano.

L’eruzione degli anni trenta del 1500 apportò numerosi danni, tra cui l’estinzione delle sorgenti termali presenti nell’area. Da quel momento tutta la zona subì uno dei suoi periodi più oscuri, abbandonata e dimenticata per decenni.

La tenuta passò nelle mani di molti proprietari, privati e non, finché rivisse il suo precedente splendore con i Borbone che, appassionati di caccia, ripopolarono la zona, riattivandone tutte le strutture e facendone costruire di nuove.

Col trascorrere del tempo la riserva fu adoperata nei modi più svariati: pascolo, territorio agricolo, deposito di armi durante il periodo di guerra, parco pubblico con ingresso a pagamento.

Finché nel 1979 la sua proprietà passò nelle mani della Regione Campania che però, a causa del degrado in cui versava la zona, diventata quasi una discarica, fu costretta a chiuderla. Soltanto anni dopo, e precisamente nel 1987, il Ministero dell’Ambiente istituì la “Riserva Naturale Statale Cratere degli Astroni“, affidandone la gestione al WWF Italia. La riserva fu aperta al pubblico il 25 aprile del 1992.

 

La Riserva Cratere degli Astroni è rimasta una delle poche zone verdi della città; ha una flora molto fitta e una fauna diversificata.

Tutta l’area è interessata dalle particolarità strutturali e morfologiche del terreno in cui si trova, acuite dalla presenza di tre bacini d’acqua, originatisi in seguito a fenomeni vulcanici: Lago Grande, Cofaniello Piccolo e Cofaniello Grande, alimentati dalla falda acquifera sottostante, che hanno creato il fenomeno particolare dell’inversione vegetazionale, per cui la disposizione delle specie risulta invertita rispetto all’altitudine in cui si trovano.

Uno dei punti di spicco della riserva è sicuramente la presenza faunistica varia, tra cui la più interessante è quella degli uccelli: si contano infatti, in tutta la zona, circa 130 diverse specie, tra cui alcune protette. Anche la presenza di anfibi è piuttosto alta, dovuta certamente alla presenza dei bacini acquosi, mentre la presenza di mammiferi è estremamente limitata, probabilmente a causa della forte antropizzazione delle aree circostanti.

 

La Riserva è generalmente aperta al pubblico il sabato, la domenica, i giorni festivi ed offre la possibilità di prenotare visite guidate, laboratori e proposte didattiche. I loro canali sui social sono molto attivi, dunque vi consigliamo di dare uno sguardo per saperne di più sulle manifestazioni che vengono organizzate di frequente.

Purtroppo, visto il periodo storico in cui oggi ci troviamo, la Riserva è attualmente chiusa ma, nel leggere delle sue meraviglie, potete sognare ad occhi aperti il giorno in cui sarà possibile visitarla e osservare il suo habitat dal vivo…speriamo presto!

Il team di Hetor vi è vicino e vi augura una buona primavera, presto potremo godercela in giro, nei parchi e nelle riserve della nostra regione.