Università degli Studi di Salerno

Salerno, Italia

Email

hetor@routetopa.eu

Lun-Ven

09.00-18.00

FB: progettohetor

IG: progetto_hetor
vino bianco

Enoturismo in Campania: i 5 vini bianchi da assaggiare assolutamente!

Rinomata per la qualità e la bontà dei suoi prodotti di gastronomia, la Campania può contare su una incredibile varietà di vini che la rende una meta prediletta per gli appassionati di enoturismo.

Non solo cibo, insomma! Oltre ad essere nota per i suoi prodotti della gastronomia, la Campania annovera nella sua produzione alcuni dei migliori vini del nostro Paese.
In un articolo precedente abbiamo già descritto i 5 migliori vini rossi della regione da provare assolutamente (ecco il link per l’articolo completo). Oggi, dunque,ci concentreremo sui vini bianchi e, in particolare, sui 5 che costituiscono, senz’ombra di dubbio, il fiore all’occhiello del nostro amato territorio.

Greco di Tufo – Il vino più antico

Il Greco di Tufo è uno dei vini bianchi più rinomati della regione Campania ed è, sicuramente, uno dei più antichi. Il vitigno, infatti, fu portato nella provincia di Avellino dai Pelasgi della Tessaglia nel I secolo a.C. e oggi si produce, principalmente, in 8 comuni della provincia: Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni.

Il vino in questione, prodotto (per almeno l’85%) da vitigno Greco, beneficia della certificazione DOCG a partire dal 2011 e precedentemente, dal 1970, della certificazione DOC.
Dal colore giallo paglierino più o meno intenso, ha un odore gradevole, fine, caratteristico e intenso.

Grazie al suo sapore secco e armonico si abbina particolarmente bene a tutti i piatti a base di pesce e frutti di mare, risotti ai funghi porcini e formaggi non stagionati e molli. In particolare si consiglia di assaggiarlo con la Juncata, tipica del territorio, prodotta e commercializzata nello stesso giorno; va consumata freschissima per apprezzare la particolare consistenza tenera e il sapore dolce e delicato.

Fiano – La Vitis Apicia cara ai greci

Quando si parla dei vini migliori della Campania, non ci si può dimenticare del Fiano, anch’esso prodotto nella provincia di Avellino e molto antico. Furono i greci, infatti, a portare in Italia l’originario vitigno del Fiano, la “vitis Apicia” o “Apinia”, il cui nome deriva dalla caratteristica, propria di quest’uva dal dolce profumo, di attirare sciami di api nelle vigne. Da Apina derivò “Apiana” e in seguito “Afiana”, e quindi “Fiano”.

Oggi si produce principalmente nei comuni di Lapio, Atripalda, Cesinali, Aiello del Sabato, Santo Stefano del Sole, Sorbo Serpico, Salza Irpina, Parolise, San Potito Ultra, Candida, Manocalzati, Pratola Serra, Montefredane, Grottolella, Capriglia Irpina, Sant’Angelo a Scala, Summonte, Mercogliano, Forino, Contrada, Monteforte Irpino, Ospedaletto d’Alpinolo, Montefalcione, Santa Lucia di Serino e San Michele di Serino.

Il Fiano, prodotto (per almeno l’85%) da vitigno Fiano, a cui si può aggiungere il Greco, la Coda di Volpe o il Trebbiano, beneficia della certificazione DOCG a partire dal 2003 (modificata nel 2011) e precedentemente, dal 1978, della certificazione DOC.

Dal colore giallo paglierino più o meno intenso, ha un odore gradevole e intenso. Grazie al suo sapore fresco ed armonico si abbina bene a primi piatti a base di pesce, crostacei, scampi, polpo, pesce al forno, carni bianche e formaggi a media stagionatura. In particolare, si consigliano il caciocchiato, formaggio semiduro a pasta filata con stagionatura media, e il caciocavallo del Matese (Casu re pecora) fresco o semistagionato, entrambi tipici del territorio.

Falanghina del Sannio – Il vino fruttato tipico del Beneventano

La Falanghina del Sannio è un vino DOC che si presenta anche con le denominazioni di Sannio Falanghina Passito e Sannio Falanghina spumante. Il suo nome deriva, probabilmente, dall’uso dei pali detti “falange” che sin dall’antichità venivano utilizzati per sostenere le viti.

La sua produzione riguarda l’intero territorio del beneventano, ma distingue quattro zone tipiche: Solopaca, Guardia Sanframondi, Taburno e Sant’Agata dei Goti.

La Falanghina del Sannio DOC, la cui certificazione arriva nel 2011, per essere considerata tale deve essere prodotta da vitigni Falanghina per almeno l’85%. Ad esso possono concorrere altri vitigni a bacca bianca non aromatici della provincia di Benevento, da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 15%.

Dal colore giallo paglierino più o meno intenso, la falanghina del sannio ha un odore caratteristico abbastanza fruttato. Grazie al suo sapore secco, fresco, lievemente acidulo, a volte vivace si consiglia in accompagnamento a formaggi cremosi, come il formaggio morbido del matese, prodotto principalmente nelle aree montane del matese beneventano. Le varianti passito e spumante, invece, si abbinano perfettamente alla piccola pasticceria secca. In particolare, si consiglia di gustarli insieme al torrone di Benevento e il torrone croccantino di San Marco dei Cavoti, entrambi tipici del territorio.

Costa D’Amalfi bianco – Il DOC dalle 6 tipologie

Il vino Costa d’Amalfi è un vino DOC tipico della provincia di Salerno che si presenta con con 6 tipologie: bianco, bianco passito, bianco spumante, rosso, rosso passito, rosato. La denominazione può essere accompagnata dall’indicazione di una delle sottozone Ravello, Tramonti o Furore a condizione che i vini così designati provengano dalle rispettive zone di produzione e rispondano ai particolari requisiti previsti dalla disciplinare che, dal 1995, identifica il vino come DOC.

Sicuramente, uno dei più apprezzati della regione, è il Costa d’Amalfi bianco DOC, la cui produzione è consentita nella provincia di Salerno, con uve che provengono da vitigni Falanghina (40% – 60%) e Biancolella.

Dal colore giallo paglierino, il vino ha un odore delicato e gradevole. Il suo sapore asciutto e aromatico si sposa bene accompagnato ai frutti di mare e ai primi a base di pesce. In particolare, si consiglia di assaggiarlo con alcuni prodotti tipici del territorio: le alici di Menaica e gli spaghetti con colatura di alici di Cetara.

Aversa Asprinio – L’angioino prodotto tra Napoli e Caserta

L’Aversa Asprinio è un vino DOC la cui produzione è consentita nelle province di Caserta e Napoli e, nello specifico, nei comuni di Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casapesenna, Cesa, Frignano, Gricignano di Aversa, Orta di Atella, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola-Dugenta, Villa di Briano e Villa Literno, Giugliano in Campania, Qualiano e Sant’Antimo.

Le notizie che riguardano le origini di questo vino sono varie. Alcuni ritengono abbia origine etrusche, altri ritengono abbia origine greche o addirittura lo datano all’epoca angioina, quando il cantiniere di corte di Roberto d’Angiò, individuò nei declivi vicino Aversa il suolo ideale per impiantare le viti che assicurassero alla corte angioina una riserva ricca di spumanti.

La sua certificazione DOC arriva nel 1993 e riguarda tutti i vini prodotti con almeno l’85% di uve derivanti da vitigno Asprinio bianco.

Il vino, dal colore giallo paglierino chiaro con riflessi verdi, ha un odore intenso, fruttato e caratteristico. Il suo sapore secco e fresco si sposa bene con piatti a base di verdure, come quelli con carciofi capuanella, insalate di mare, frutti di mare; particolarmente indicato, poi, per accompagnare la mozzarella di Aversa e il prosciutto di Rocchetta, tipici del territorio.

 

Ovviamente, questi sono solo alcuni dei numerosi vini bianchi che si possono trovare nella nostra amata regione. Ora che sapete anche dove trovarli, perché non assaggiarli tutti?

Maria Anna Ambrosino

Laureata in Storia e Critica d'arte presso l'Università degli Studi di Salerno. Borsista presso ISISLab all'Università degli Studi di Salerno. Social Media Manager e gestore delle attività del Progetto Hetor. Open Data specialist.

Lascia un commento