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Una nuova identità per gli edifici storici

Riqualificazione e rifunzionalizzazione dei castelli medievali in Campania

 

“Campania, terra di castelli” avevamo detto, citando il titolo di un nostro precedente articolo. Ed appunto la Campania conta, secondo il censimento da noi effettuato sulla piattaforma sociale SPOD, ben 304 castelli!

Infatti nella maggior parte dei comuni esiste un castello, un palazzo baronale o un palazzo fortificato. In alcuni casi essi sono stati abbandonati, lasciati a loro stessi e ora solo parzialmente visibili, ma, in altri casi, essi sono stati restaurati e riqualificati, diventando funzionali ad altri scopi.

Ecco dunque alcuni esempi di castelli che oggi hanno una nuova destinazione d’uso, con un breve excursus sulla loro storia.

AVELLINO

In provincia di Avellino nella località di Taurasi, famosissima per la produzione vinicola, sorge il Castello Marchionale, un maestoso complesso architettonico di origine longobarda, posto su un colle a dominio sulla valle attraversata dal fiume Calore, all’altitudine di circa 400 metri.

L’impianto originario di epoca longobarda subì diverse trasformazioni e modifiche ad opera dei dominatori succedutisi nel tempo: Saraceni, Normanni, Angioini e Aragonesi.

Il castello ospitò diverse nobili famiglie, tra cui i Gesualdo, i Filangieri, i Ludovisi e i Carafa.

Semidistrutto dalle truppe guidate da Francesco II d’Aragona nel 1496, fu ricostruito per la seconda volta nella prima metà del XVI secolo e, rimaneggiato agli inizi del Seicento, fu trasformato in un ampio e confortevole palazzo gentilizio.

La struttura conserva ancora oggi le caratteristiche tipiche del palazzo rinascimentale e si distingue per la particolare facciata, dove è ubicato il portone d’ingresso, sulla cui sommità è visibile lo stemma scolpito in occasione dell’unione dei Gesualdo con la Casa d’Este.

Una volta entrati si accede ad uno splendido giardino e alla corte. I piani superiori sono articolati su due livelli, collegati con una scala al cortile interno.

Oggi il Castello di Taurasi è la sede dell’Enoteca Regionale e centro di promozione delle produzioni tipiche delle eccellenze dell’Irpinia. L’iniziativa fu approvata dalla regione Campania nel 2003 al fine di promuovere e valorizzare i prodotti viti-vinicoli della provincia di Avellino.

Attualmente al primo piano è presente un centro di studi, ricerche e formazione del vino e sull’enoturismo. Invece, al secondo piano è collocata una sala convegni e numerosi locali espositivi destinati al museo del vino e della cultura locale.

L’Ente si promette di contribuire con una valida offerta turistica all’emancipazione culturale dell’Irpinia.

BENEVENTO

Nel punto più elevato del centro storico di Benevento sorge la Rocca dei Rettori, conosciuta anche come Castello di Benevento o Castello di Manfredi.

L’aspetto attuale è il risultato di numerosi interventi succedutisi nei secoli, ed è perciò piuttosto disomogeneo.

Venne fondato sul sito di un precedente palazzo fortificato longobardo, edificato dal duca Arechi II a partire dal 871 nel luogo detto “Piano di Corte”.

Il palazzo sopravvisse anche dopo la fine del ducato di Benevento, ospitando nel tempo diversi pontefici, l’ultimo dei quali fu papa Gregorio X nel 1272.

Nel 1321 papa Giovanni XII da Avignone incaricò il rettore pontificio della città, Guglielmo de Balaeto, della costruzione di una sede fortificata per i rettori pontifici, che doveva essere edificata presso il monastero benedettino femminile di Santa Maria di Porta Somma, trasferendo le monache presso il monastero di San Pietro.

La rocca venne realizzata verso la fine del 1338 sotto il pontificato di papa Benedetto XII. Il progetto prevedeva un castrum ed un palatium, recintati da mura protetti da fossati, attraversati da tre ponti levatoi. La costruzione inglobò la porta orientale della città, che venne ricostruita poco più oltre.

A partire dal 1586 la fortezza venne trasformata progressivamente in carcere, rimasto attivo fino al 1865. Una parte dell’edificio venne ricostruita nel XVIII secolo, a seguito delle distruzioni provocate dal terremoto del 1702.

Dell’antico castello si conserva attualmente solo il mastio centrale, sottoposto a interventi di restauro tra il 1959 e il 1960, che hanno portato al rinvenimento dell’antica porta cittadina, in corrispondenza dell’androne del mastio, e dei resti di un monumento funebre romano.

Oggi l’edificio è sede della Provincia di Benevento ed ospita la sezione storica del Museo del Sannio con il materiale pertinente alla storia della città e della regione del Sannio e la documentazione dell’arte e delle tradizioni popolari della provincia.

Inoltre l’edificio ospita una mostra permanente dal titolo “Uomini eccellenti”.

 

 

CASERTA

Il Castello di Prata Sannita, in provincia di Caserta, sorge su un costone di roccia sfruttando le asperità naturali, e sovrasta il piccolo Borgo Medioevale in parte ancora cinto dalle mura merlate nel lato Est che si affaccia a dominare la valle dove scorre il fiume Lete.

Il primo impianto del Castello risale all’epoca longobarda, poco prima dell’anno mille. E’ nel corso del IX secolo, infatti, che nacque il borgo come vero e proprio agglomerato fortificato: a causa delle continue invasioni la popolazione si trasferì su un’altura difficilmente accessibile.

Di questa costruzione non se ne trova alcuna traccia: l’aspetto attuale del castello è quello trecentesco, tipico dell’architettura angioina.

La fortificazione, consolidata in epoca normanna, venne successivamente ampliata e munita di torri cilindriche di notevole altezza che ne rendono evidente la funzione primaria prevalentemente difensiva, per volere dello stesso sovrano di Napoli Carlo I d’Angiò.

Al fine di rendere ancora più sicura la difesa del borgo, vennero costruite le torri e la cinta muraria e, nello stesso tempo, i signori longobardi costruirono il primo nucleo del castello che venne ampliato, fortificato e ristrutturato nel secolo XIV, sotto la dinastia dei conti Pandone.

Nel tempo gli eventi storici e il susseguirsi di trasformazioni, arricchimenti e sottrazioni hanno configurato il nuovo aspetto del Castello trasformandolo da fortezza in residenza.

Da alcuni anni il castello di Prata Sannnita ospita cimeli storici della prima e della seconda Guerra Mondiale, accompagnati da una esauriente documentazione fotografica: queste raccolte costituiscono nell’insieme quello che viene comunemente definito il “Museo della Guerra”.

Esso si compone di due sezioni ciascuna delle quali è dedicata ad un singolo conflitto. La sezione riferita alla prima Guerra Mondiale, nota comunemente come “la Grande Guerra”, presenta tra i numerosi oggetti che sono esposti una serie di fotografie illustranti il conflitto sul fronte italo-austriaco dal 1915 al 1918. Nella seconda sezione, ovvero quella dedicata alla seconda Guerra Mondiale sono riuniti i cimeli appartenuti alle truppe dei vari eserciti presenti in Italia negli anni di guerra 1943-1945, oltre ad una vasta sezione fotografica.

SALERNO

Il Castello di Teggiano, noto anche come Castello Macchiaroli, è tra i più importanti dell’Italia meridionale.

Situato al centro del Vallo di Diano, è sorto in epoca normanna in seguito al processo di incastellamento degli antichi abitati in atto in tutta Europa.

Nei primi anni del Quattrocento è appartenuto ai principi di Sanseverino che disposero un primo restauro del Castello, ordinando che alle spese occorrenti contribuissero tutti i paesi del Vallo di Diano: a loro si deve l’ampliamento della costruzione che fece assumere al Castello l’aspetto monumentale che notiamo ancora oggi.

Il Castello è stato sede di importanti avvenimenti storici ed è citato nella storia del Regno di Napoli per due fatti memorabili avvenuti in esso: la Congiura dei Baroni contro il Re Ferdinando I° d’Aragona e l’Assedio di Diano del 1497.

Nei secoli successivi alla sua costruzione, il maniero visse anni di degrado e di lotte, che lo danneggiarono in maniera consistente. Successivamente nel corso dei secoli ha mutato il suo ruolo passando da bellicosa fortezza a tranquilla residenza feudale succedendosi ai vari proprietari fino al 1860 quando, la monumentale struttura, fu acquistata dai Macchiaroli, famiglia che ne è tuttora proprietaria.

Agli inizi del 1970 uno dei proprietari del maniero, l’editore Gaetano Macchiaroli, visto il degrado che stava investendo tutta la costruzione minacciandone il crollo, mobilitò tutte le sue energie per attuarne il recupero, con il contributo dello Stato.

Gli interventi di restauro hanno richiesto molti anni, ma oggi hanno dato nuova vita a questo monumento che è parte essenziale dell’immagine medievale di Teggiano, diventando un luogo ideale per concerti, manifestazioni teatrali, convegni, congressi ed eventi culturali.

La mostra su Giacomo Leopardi ospitata nel 1996, rappresenta un chiaro esempio di riuso di un monumento storico come struttura polivalente disponibile per le iniziative culturali delle istituzioni del mezzogiorno e del Vallo di Diano.

Un evento di particolare risonanza è “Alla tavola della Principessa Costanza”, rievocazione storica fra le più belle e storicamente accurate d’Italia. Nato nel 1994 ad opera della Pro Loco di Teggiano, l’evento, che si tiene a metà agosto, è ambientato nella magnifica cornice del Castello Macchiaroli.

Ogni anno prendono parte alla manifestazione circa quarantamila persone, che da ogni angolo della Campania e non solo vengono a rivivere i fasti medievali.

NAPOLI

La città di Napoli conta più e più castelli che oggi ospitano musei, eventi, uffici, istituzioni.

Basti citare, tra i più conosciuti: il Castel Nuovo, più noto come Maschio Angioino che oltre ad ospitare il Consiglio Comunale, è sede della Società Napoletana di Storia Patria e del Museo Civico o il Castel Sant’Elmo, che attualmente ospita mostre ed esposizioni d’arte temporanee, ma anche festival e rassegne teatrali e musicali. Inoltre il castello è sede permanente del Museo Napoli Novecento 1910/1980, un museo in progress che raccoglie opere realizzate da artisti napoletani nel corso del XX secolo, tra cui sculture, dipinti e sperimentazioni grafiche. Tra gli autori Enrico Baj e Mimmo Paladino. E ancora il Castello Aragonese di Baia che nel 1984 è stato consegnato alla Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta perché diventasse sede del Museo archeologico dei Campi Flegrei.

Ben diverso è l’attuale utilizzo del Castello di Nisida, che si trova sull’omonimo isolotto del golfo di Napoli, oggi sede dell’Istituto Penitenziario per Minorenni di Napoli.

La costruzione dell’edificio risale probabilmente al periodo tardo-angioino, intorno alla seconda metà del XIV secolo.

Successivamente, nel XVI secolo, il viceré Don Pedro de Toledo ne ordinò un restauro e un riadattamento per utilizzarlo come caposaldo nel sistema difensivo della città, soprattutto per contrastare le scorribande del pirata Barbarossa.

Più tardi, nel 1626, anno della terribile epidemia di peste, il viceré Antonio Álvarez de Toledo volle che il castello fosse adibito a lazzaretto per raccogliere gli appestati.

Durante il periodo borbonico l’edificio perse la sua utilità difensiva e fu adibito all’internamento dei prigionieri politici e nel periodo post-unitario, il castello divenne luogo di detenzione per gli ex funzionari borbonici a seguito dell’epurazione avviata dai Savoia nella Pubblica Amministrazione.

Infine, in tempi più moderni, nel ventennio fascista il penitenziario fu convertito a riformatorio giudiziario, diventando, a partire dal 1934, uno dei pochi Penitenziari Minorili d’Italia.

Oggi l’isola non è più visitabile ma è diventata l’isola delle ragazze e dei ragazzi.

 

Vanja Annunziata

Laureata in Discipline delle Arti Visive, della Musica e dello Spettacolo presso L'Università degli Studi di Salerno. Borsista presso ISISLab all'Università degli Studi di Salerno. Social Media Manager e gestore delle attività del Progetto Hetor. Open Data specialist.

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